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SCOPELLO
26 luglio 2011
L’incontro che si è svolto a Scopello, a soli circa
due mesi da quello di Torino, aveva tutta l’aria di
essere definito “storico”. Infatti sarebbero stati
presenti tutti coloro che avevano partecipato al
primo incontro del 2006. Purtroppo non è stato così.
Le assenze
di Mario per la rottura di un piede e di Nino per un
lutto famigliare, avvenute nei giorni appena precedenti
l’incontro, non ci hanno permesso di chiamarlo con tale
appellativo, ma più che altro, ci ha privato del piacere
delle presenze loro e delle gentili consorti.
Questa volta
il nostro incontro ha subito una variazione logistica
notevole. Come giusto che sia in una “operazione di tipo
militare”, sono partiti in avanscoperta Gianni ed
Ernesto. Ebbene sì, il “rientro nei ranghi” di Ernesto è
stato suggellato da questa “full immersion”.
La mattina
del 27 luglio, ovviamente in anticipo sull’ora stabilita
fissata per le ore 10, il nostro Comandante Romeo era
sulla piazza del bel paesino affacciato sul Sesia e
circondato da montagne, sulle quali il maestoso gruppo
del Monte Rosa sembra vegliare, per attendere Bruno e
Olivio che, separatamente, dovevano arrivare.
Alle 9,45
Bruno imboccò la piazza e, come succede in ogni tanto
atteso appuntamento, non si videro reciprocamente. Bruno
e Marisa andarono a parcheggiare la macchina. Con una
tempistica che faceva invidia alle ferrovie giapponesi,
squillò il telefono di Bruno: Gianni lo avvisò che lui
ed Ernesto si trovavano nell’albergo vicino al posto
scelto da Romeo per il pranzo (nell’Area 51 come la
chiamava Ernesto) e che ci avrebbero atteso in quel
luogo.
Bruno e
Marisa si presentarono a rapporto presso la casa di
Romeo, che ovviamente non c’era, aprì Marianna, la
gentile e simpatica moglie di Romeo che li salutò con
affetto dopo, nel suo caso, un anno che non li vedeva.
Spiegò che Romeo li stava aspettando in piazza.
Ritornarono quindi in piazza ed ecco finalmente Romeo.
Non era poi
molto il tempo passato dall’ultimo incontro, ma come
sempre accade in queste occasioni i baci e gli abbracci
che sottolineano i nostri primi contatti sono veramente
l’espressione di un piacere di ritrovarci. Detto piacere
è assolutamente indipendente dal tempo trascorso
dall’ultima volta in cui ci siamo incontrati. Questo ti
fa’ sentire bene sin dal primo momento e già basterebbe
a farci dire che la giornata è stata bellissima. E’ una
sensazione veramente particolare e sentita in egual modo
da tutti noi.
Sorseggiando
un caffè assieme a Marianna, che nel frattempo ci aveva
raggiunto, presso un bar a lato della piazza e
scambiando le prime impressioni sulla giornata che si
andava delineando, si restò in attesa dell’arrivo di
Olivio e Lilli. Olivio, poco incline a leggere le email
che copiose in questi ultimi tempi, causa il famigerato
Pennone della Caserma Trevisan, si riversano sulla
mailing list del Secondo Sessantasei, era rimasto allo
scuro del giorno e della data fissata per l’incontro.
Solo una telefonata del giorno prima lo aveva scosso e,
ubbidendo prontamente agli ordini del Comandante, come
si addice ad un Alpino di razza, si dichiarò pronto a
partire la mattina dopo.
Alle 10,25
decidemmo di chiamare Olivio per sapere dov’era. Con
serafica calma ci disse in che località si trovava. Come
avrebbe detto Fantozzi, il simpatico personaggio di
Villaggio, “Il nostro ufficiale, distava da Scopello
ancora 40 Km….”
Ora tutto si
può pretendere da Olivio, ma non che modifichi i suoi
tempi i quali non potranno mai prescindere dalla cura
dell’orto e degli animali che, molto più metodici di
lui, pretendono di non essere disturbati a orari non
consoni al loro stile di vita.
Al suo
arrivo, alle ore 10,55, ci disse che era partito alle
8,45 da Genova confermandoci in tutta tranquillità che
lui al mattino aveva bisogno dei “suoi tempi”. Restammo
ancora un po’ di tempo al bar per fare riposare Olivio e
poi partimmo per L’alpe Mera a 1600 mt.
La giornata,
meteorologicamente parlando, che aveva già suscitato
qualche apprensione nei giorni precedenti, era
caratterizzata da un cielo grigio con nuvole
fortunatamente abbastanza alte per permettere una vista
accettabile del paesaggio, ma che purtroppo nascondevano
il Monte Rosa.
Saliti sulle
auto iniziammo ad inerpicarci per una strada tutta
tornanti che dai 600 metri di Scopello arrivava ai 1600
di Alpe Mera.
Alpe Mera è
una stazione sciistica invernale che in questa stagione
assomiglia molto ad una paese disabitato stile film di
fantascienza.
In
effetti i complessi residenziali e gli alberghi chiusi,
alcuni definitivamente, non fanno certamente pensare ad
un luogo dove il turismo sia molto fiorente, soprattutto
quello estivo, che forse è poco promosso. Tutto questo
complesso di residence, alberghi, seggiovie, un
agriturismo e compresa una bella e vecchia chiesa sono
poste al di là di una sbarra dalla quale non è possibile
andare oltre. Prima della sbarra un piccolo slargo della
strada è usato come parcheggio con una trentina di posti
auto delimitati da strisce blu con tanto di parchimetro.
Giusto in un albergo posto un centinaio di metri di
dislivello dalla posizione della sbarra, avevano trovato
alloggio Gianni ed Ernesto. Gli unici due ospiti
dell’albergo e di tutto il comprensorio erano loro.
Secondo Ernesto la situazione più che un quieto
soggiorno era una scena degna di
Shining. Ovviamente, tramite il nostro Comandante,
Gianni era riuscito ad avere la scheda della sbarra.
Giunti alla sbarra ci stavano aspettando Gianni, Ernesto
e ovviamente l’Agente Municipale che aveva l’intenzione
di non farcela oltrepassare. Forse se la località fosse
stata presa d’assalto dai turisti ciò avrebbe avuto
senso, ma visto che eravamo gli unici….
A farla breve
dopo qualche scambio di idee con Gianni l’agente si
convinse e ci fece passare. La nostra meta era un
piccolo agriturismo denominato Casera Bianca che si
sarebbe potuto raggiungere a piedi a partire dalla
sbarra in circa 15 minuti, ma visto gli acciaccati
presenti andammo in auto sino nei pressi di un piccolo
laghetto a cinque minuti di cammino. Ernesto, fedele al
suo motto: “se c’è da camminare cerca di evitarlo” si
fece venire a prendere con la Panda 4x4
dell’Agriturismo, gli altri acciaccati, sprezzanti del
pericolo, tentarono la sorte raggiungendo la meta a
piedi percorrendo ben due tornanti.
Va subito detto che il luogo era molto bello. Se il
tempo fosse stato più clemente, regalandoci una giornata
di sole e un bel cielo sereno, avremmo potuto
beneficiare a pieno del magnifico panorama che
circondava tale luogo. L’agriturismo, piccolo e pulito,
dispone di circa una trentina di posti tavola
distribuiti in due piccoli locali. Ha una stalla e vende
i propri prodotti caseari, risultati essere molto buoni.
Prendemmo posto nella piccola stanza con finestre che
davano sulla valle. La temperatura era accettabile,
anche se non ti permetteva di stare con la sola
maglietta addosso.
Ernesto, che
ci aveva preceduto nel locale, aveva provveduto a
sistemare sul tavolo segnaposti con il nome di ognuno di
noi e una serie di piccole bandiere Italiane sostenute,
ovviamente facendo riferimento alla nostra campagna, da
un piccolo pennone. Queste bandiere erano un omaggio per
i suoi commilitoni. Questo pensiero è stato da tutti noi
accolto con molto piacere. Era chiaro che Ernesto stava
vivendo questo “ritorno fra i ranghi” con viva emozione
e, preferendo esprimerlo nei fatti più che con le
parole, questo suo omaggio voleva essere il suo modo di
esprimerlo. Ernesto in questi anni che non ha
partecipato ai nostri incontri era il primo che
aspettava i resoconti scritti sul nostro sito. Se per
caso vi era un ritardo nella pubblicazione si informava
subito se c’era qualcosa che non andava. Viveva gli
incontri leggendone i resoconti e immaginandoseli con la
fantasia. Di fatto lui era sempre presente con il cuore:
esserci di nuovo fisicamente crediamo gli abbia dato una
forte emozione.
Le prime
parole che dicemmo, una volta a tavola, furono quelle di
dispiacere per la mancanza di Nino, Mario e le
rispettive signore. In effetti la giornata sarebbe stata
molto più gradevole se, una volta tanto, fossimo
riusciti ad essere tutti presenti , salvo i soliti Baggini e Boero che, eterni assenti, forse potremmo
rivedere solo con l’aiuto di “Chi la visto”. Va subito
detto che se vi fosse stato un Maresciallo di Cucina,
avrebbe avuto un encomio. Il menù comprendeva, oltre ad
un vino veramente ottimo, un antipasto di salumi e
formaggi fatti da loro: lardo, salame, salame di
sanguinaccio e alcuni tipi formaggio accompagnati da una
marmellata di peperoncino veramente ottima. Visto il
posto e le condizioni meteorologiche, la Polenta concia
sembrava ancora più buona di quel che già era; uno
stupendo stracotto accompagnato da patate al burro e buonii dolci fatti in casa concludevano un ottimo pasto
il cui suggello fu dato da svariati tipi di grappa
aromatizzata. Racconti, ricordi e l’immancabile
argomento della salvaguardia del pennone ci
accompagnarono sino a che ci incamminammo, non senza
aver acquistato i formaggi della casera, verso le nostre
auto. Ovviamente Ernesto, con calma olimpica, attendeva
il trasporto che questa volta fu fatto da Bruno.
Raggiunte le altre auto, e fortunatamente contenti che
la clemenza del tempo non ci avesse regalato uno di quei
temporali che in montagna lasciano il segno, ritornammo
a Scopello. Un rapido sguardo dal bellissimo ponte sul
Sesia e poi ospiti a casa Anderi, dove la sua gentile
signora, ci offri l’ultima sussistenza prima di
intraprendere il viaggio di ritorno. In effetti ci
attendevano circa 210 km essendo gli ospiti tutti di
Genova. I soliti saluti di commiato e la promessa di
rivederci presto con la speranza di non avere assenze
forzate. Insomma, ancora una volta una bellissima
giornata condita di amicizia, ricordi ed emozioni.
Una volta
giunti alle nostre case restava ancora una cosa da fare
per concludere degnamente la giornata. Tirare fuori le
piccole bandiere che ci aveva regalato Ernesto e
posizionarle in bella mostra nelle nostre case: sono, ne
sia certo, non solo il ricordo di una piacevole
giornata, ma anche la conferma dell’amicizia che
nutriamo per lui.
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