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TORINO 07 maggio 2011

 

Questa volta, anche se preceduto da molto silenzio, l'incontro è stato organizzato a tempo di record.

La 84a Adunata Nazionale Alpini di Torino era una ghiotta occasione da non perdere. Una telefonata e un paio di e-mail, e tutto era riposto nelle mani di Mario. Infatti abbiamo demandato a lui l'organizzazione della giornata del nostro 6° incontro. Questa volta all'appello rispondevamo in cinque: Romeo Anderi, Nino Terreno, Gianni Parodi, Mario Piovesan, Bruno Ferrobraio. Erano presenti all'incontro anche Bruna e Marisa, consorti di Gianni e Bruno, mentre Renata, la moglie di Mario, era già indaffarata ai fornelli per prenderci in seguito per la gola. Purtroppo Tiziana, la moglie di Nino, ha dovuto dare forfait all'ultimo minuto per subentrati problemi di salute. La giornata è iniziata con l'appuntamento che Mario aveva dato al casello di Villanova d'Asti a coloro che venivano da fuori Torino.  Al casello un posto tappa organizzato per l'Adunata ci faceva entrare subito nell'atmosfera adatta. Siamo partiti per S. Mauro Torinese per andare a prendere Romeo, il nostro Comandante. Lasciate le auto abbiamo preso un bus per andare a Torino: con la macchina sarebbe stato impossibile. Torino era un'unica Penna Nera e, come se non bastasse, anche il Giro d'Italia, la classica delle due ruote, partiva in quel giorno da Torino. Prima tappa alla partenza del trenino che portava a Superga. Nella nostra infinita ingenuità pensavamo di poter iniziare così la giornata. Peccato che una marea di alpini aveva avuto la nostra stessa idea e attendevano da molto tempo che arrivasse il loro turno. La decisione fu immediata "sarà per un'altra volta". La magnifica città di Torino era stracolma di persone. La sua vocazione alpina era confermata da quel mare di folla che ha voluto onorarla con l'Adunata Nazionale integrata nei festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia e nella celebrazione di Torino, quale prima capitale dell'Italia unita. Avevamo deciso di dedicare all'incontro la giornata del sabato. Alla domenica la sfilata, a cui non tutti partecipavamo, ci avrebbe distolto da quella giornata, si meno solenne, ma più tipicamente alpina. E' il giorno nel quale tutti si affinano i sensi: la vista nel  cercare di  capire se quello sguardo che ci incrocia appartiene a qualcuno che era stato nostro compagno d'armi; l'udito poiché le orecchie sono tese a scandagliare i toni di voce per capire se è conosciuto e scavare nella nostra memoria per trovarvi una corrispondenza. Se pur può sembrare strano, nonostante i 500 mila Alpini che si aggirano in mescolanza agli abitanti del luogo, questo tipo di miracoli avviene con più frequenza di quello che si possa pensare. Questa volta c'è stato anche per uno di noi: Bruno ha ritrovato un amico d'infanzia, oltre che Alpino. Divisi dal mare, Bruno a Genova e Sergio (questo è il suo nome) a Simaxis in Sardegna, si sono rivisti dopo più di 40 anni grazie al fatto che entrambi portano un cappello Alpino. Se non è un miracolo questo!

La nostra giornata proseguiva sotto un caldo sole tra le vie letteralmente invase dalla gente e in qualche occasione ci si apriva un varco a stento tra la folla.

Mario, coadiuvato dal nostro Comandante, si prodigava a farci da Cicerone cercando di rendere interessante la giornata anche dal punto di vista turistico. La nostra passeggiata veniva corroborata anche dalle manifestazioni di corollario all'Adunata, siano state esse spontanee come cori o fanfare  o organizzate come il lancio dei Paracadutisti in piazza Castello. Non esistevano orari. A tutte le ore, compresa quella di pranzo, le belle strade di Torino erano invase da gente sorridente. L'Adunata riesce sempre a far si che questa festa di popolo, perché questo è, venga sempre vissuta in allegria. I pensieri per un giorno vengono lasciati a casa. Nel nostro itinerare non poteva mancare una visita alla Cittadella Militare. Questa manifestazione riscuote tutti gli anni un successo sempre maggiore, aumentando in modo esponenziale i suoi visitatori, tanto che i nostri Alpini sono costretti a regolamentarne  il notevole afflusso di pubblico. Vecchi Alpini curiosi di vedere la differenza di equipaggiamento con il periodo della loro naja condito da un poco di nostalgia per l'ambiente e per ciò che aveva rappresentato la loro giovinezza. I bambini sempre curiosi, non so se è un bene, per le armi e accompagnati dai militari nei loro "giochi" o nell'esperienza di una arrampicata in parete con sensibilità e gentilezza che a torto vengono ritenute estranee ad un ambiente militare, ma poi, ci si ricorda che sono Alpini e allora tutto diventa normale. Le nostre mogli, che in cuor loro non sono assolutamente interessate, ma che ti sorridono come se le avessi portate nel più bel posto del mondo, anche qui basta pensarci un attimo e poi realizzi che sono le mogli degli Alpini. Anche molti abitanti che nulla hanno a che fare con gli Alpini vogliono visitare questa Cittadella, sia per la curiosità di vedere chi sono questi ragazzi, costantemente impegnati nelle lontane missioni di pace e che, nonostante siano in ambiente ostile, sono abituati a vedere nelle foto dei quotidiani e nei telegiornali con il viso sorridente mentre stringono la mano a sfortunati bambini o mentre portano viveri e medicinali alle popolazioni locali martoriate da quelle insulse guerre.

Proseguiamo il nostro passeggiare accompagnati dal vociare, dai canti e... dai nostri piedi che iniziavano a reclamare un po' di riposo. Certamente Torino avrebbe bisogno di ben altro tempo per poter essere vista in modo adeguato: sono tante le cose belle da vedere. Il fascino di Torino è innegabilmente legato anche al suo passato regale e risorgimentale. Molti sono i luoghi che ci ricordano, proprio nel 150° dell'Unità d'Italia, il nostro passato. Persino il bar dove ci siamo concessi un breve riposo con il suo arredamento d'epoca ci ricordava tutto ciò. Uno tra  tutti i luoghi che ha senza dubbio il suo peso nella storia della nostra bella Italia è Palazzo Madama. Esso, a partire dal 1848 ospitò al suo piano nobile il Senato Subalpino e a seguire, tra il 1861 e il 1864 il primo Senato del Regno d'Italia.

Il Senato si configurava come Camera alta, per tutelare gli interessi della monarchia e fungere da contrappeso alle intemperanze della Camera dei Deputati. I senatori erano scelti dal sovrano, su suggerimento del Governo, tra gli appartenenti a ventuno categorie tra le quali figuravano le più alte cariche della magistratura e delle gerarchie ecclesiastica e militare, che avessero compiuto i quarant'anni di età, oltre ai principi della famiglia reale. Solo dal 1946, con l'avvento della Repubblica, venne data al popolo la facoltà di eleggere entrambe le Camere; traccia delle antiche prerogative della Camera alta, tuttavia, permangono ancora nell'art. 59 della Costituzione, dove si prevede la possibilità per il Presidente della Repubblica di "nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario".

Con il passare delle ore anche la folla aumentava. Non c'era via attorno a piazza Castello che non fosse stipata di Alpini, ma a questo fiume umano si aggiungevano via, via gli appassionati di ciclismo che cercavano di appropriarsi dei posti migliori per poter vedere l'arrivo della prima tappa del giro che arrivava in piazza Vittorio Veneto. E pensare che al sospirato arrivo della tappa mancavano ancora tre ore buone! Intanto noi cercavamo di raggiungere la fermata dell'autobus per ritornare a San Mauro per prendere le auto. Mario nell'organizzare questa bella giornata aveva previsto una tipica e buona Merenda Sinoira piemontese.

Quando in campagna i bambini giocavano correndo dal fienile alla stalla, all’orto, arrivava un momento in cui lo stomaco richiamava tutti all’ordine e inesorabilmente li riconduceva al tavolo della cucina. E’ probabile che siano stati  proprio i bambini ad essere inventori e ispiratori della Merenda Sinoira e forse, piano piano tutto è scivolato nel mondo adulto !

Pensiamo a quando  si faceva la pasta fresca a casa e i bimbi prendevano gli agnolotti e li cuocevano direttamente sulla stufa a legna, per mangiarli subito: dei veri cuochi professionisti !

Da quel momento in poi è bastato aggiungere a tavola quello che si trovava nel frigo (peperoni, formaggi, salumi, bagnetti di tutti i colori,lingua, insalata russa, vitello tonnato…) per dare sfogo ad una piccola cena, anticipata a metà pomeriggio ! Ovviamente di fronte a tutto questo mai sarebbe potuto mancare il vino, appena arrivato dalla cantina, con meno pretese rispetto alle blasonatissime bottiglie che oggi spopolano in tutti gli attrezzatissimi locali dediti alla mescita, ma di sicuro fatto d’uva !
…nessuno cerchi di convincerci che gli odierni happy hour o i cosiddetti apericena, siano invenzione dei nostri giorni o di barman pluridecorati…

Arrivati alla splendida casa di Mario, ci attendeva Renata, sua moglie, che aveva preparato un "signora Merenda Sinoira" Difficile ricordarsi il numero di piatti preparati in modo maestrale da Renata. Molto più facile ricordare che tutti quanti, per chi era riuscito ad assaggiare l'intera sequenza di meraviglie, erano buonissimi. Il tutto veniva annaffiato da degli ottimi vini Bonarda e Barbera, ovviamente gustati con parsimonia da chi doveva guidare la macchina. Nessuno si era lamentato per non aver fatto il pranzo all'ora canonica, come tutte le belle e buone cose, l'attesa ne aumentava il desiderio e il gusto ne certificava che non era stata vana. In quella magnifica veranda con il sole al tramonto sulle colline al confine tra l'astigiano e il torinese, si andava pian piano concludendo, tra storie di caserma e aneddoti di tempi passati, il nostro bell'incontro che, come tutte le cose rare (una volta all'anno) prendono un sapore particolare e un valore inestimabile.

Con i saluti di rito e la solita promessa di rivederci a scadenza più ravvicinata, ritornavamo verso le nostre case felici della bella giornata trascorsa tra vecchi amici, mentre anche il sole ritornava a riposare dietro le colline.

Arrivando a Bra

 

 

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Ultimo aggiornamento 08 gennaio 2015