LA
DIVISIONE CUNEENSE
La storia
La
Campagna d'Etiopia
Il Fronte
Occidentale
Il Fronte
Greco Albanese
La Campagna di Russia
I REPARTI
4° Corpo d'Armata Alpino
A.R.M.I.R.
1° Rgt. Alpini
2° Rgt. Alpini
4° Rgt. Artiglieria Alpina
4° Btg. Misto Genio
|
IL
FRONTE GRECO - ALBANESE
Il C.S.T.A. (Comando Superiore Truppe Albania) aveva ricevuto
l’ordine di iniziare le ostilità dopo le ore zero del 28 ottobre
e uguale ordine trasmise ai comandi dipendenti, precisando che
l’azione avrebbe dovuto entrare nella fase di pieno sviluppo
alle ore 7.30. Il maltempo e considerazioni personali, indussero
i comandanti a muovere all’alba e le prime pattuglie passarono
il confine verso le ore 6.30, ma fu un solo caso se qualcuno non
mosse subito dopo la mezzanotte e ciò prima ancora che il
ministro Italiano potesse presentare a Metaxas l’ultimatum. Le
Truppe Alpine partecipano con la Divisione Julia ma le gravi e
impreviste difficoltà obbligheranno l’impiego anche di altre
Divisioni.
Sulla catena del Pindo, i punti cruciali dello scarso sistema di
comunicazioni erano rappresentati dai passi di Furka e di
Metsovo; la Julia mosse decisamente verso quest’ultimo passo.
La divisione alpina si articolò in due raggruppamenti di forze,
con l'8° Rgt. alpini su tre colonne ed il 9° su due,
corrispondenti ai rispettivi battaglioni e si mosse
necessariamente con direzione Nord Ovest - Sud Est, quella cioè
meno favorevole all’andamento delle comunicazioni; le operazioni
imposero che ogni colonna avesse sufficiente forza ed autonomia
logistica per poter vincere da sola le prevedibili resistenze.
Si rese pertanto necessario adottare drastiche misure quali
riservare le salmerie esclusivamente al trasporto di viveri,
munizioni, materiale sanitario e delle trasmissioni.
Il confine venne varcato di slancio dagli alpini e le colonne si
aprirono la strada fino al Sarandaporos superando le difese
incontrate, ed all'imbrunire del 28 ottobre i battaglioni Gemona
e Cividale dell'8° Rgt. occuparono il monte Stavros. Alle prime
luci del 29 l'avanzata riprese sotto una pioggia torrenziale che
ingrossò il Sarandaporos, superato a guado solo con molte
difficoltà. Tutte le resistenze opposte dai reparti greci
vennero infrante con vigore. Il 31 ottobre l'8° Alpini prese
saldamente possesso del nodo di Furka, mentre il 9° raggiunse le
pendici settentrionali dello Smolika. L'asprezza della marcia,
il freddo intenso e la fitta pioggia continua avevano rallentato
il movimento rispetto alle previsioni.
Il Comando Supremo greco, vista la rapida occupazione dello
Stavros e prevedendo la minaccia della separazione delle forze
del Pindo da quelle della Macedonia occidentale, corse con
prontezza ai ripari, ordinando l’afflusso sul Pindo di tutte le
unità più vicine e definendo quale compito principale la difesa
dall'invasione della Tessaglia lungo la direttrice Gianina –
Metsovo - Trikkala.
Ormai le truppe greche confluite nel settore avevano raggiunto
una consistenza ampiamente superiore alla Julia; nella prima
settimana di novembre vi furono infatti una serie di violenti
attacchi che gli alpini riuscirono a respingere, ma si videro
costretti a ripiegare su posizioni più arretrate con epicentro
Konitza e ad iniziare il trasferimento verso Premeti per il
riordino della Divisione, dopo aver ceduto la responsabilità del
settore alla Bari, giunta nel frattempo dall'Italia a seguito
della rinuncia allo sbarco a Corfù, con organici ridotti e priva
di salmerie e di buona parte delle artiglierie.
L'attacco italiano si era quindi arenato ma, fatto più grave era
che tutte le nostre forze erano ormai proiettate in prima linea,
mancavano riserve strategiche e quelle tattiche erano assai
limitate.
Il 3° Corpo d'Armata greco aggirò il massiccio del Morova ed il
22 entrò a Korça, respingendo le unità italiane della 9a Armata
sul margine settentrionale della conca dove fu infine arrestato;
il Il scavalcò la dorsale Grammos - Pindo e si impadronì
dell'area Ersekë - Leskoviku, aprendo una breccia di circa 30
km.; il I attaccò in tre direzioni, verso Konitza - Perati,
verso Kakavia e sul basso Kalamas
La discontinuità, la frammentazione e, soprattutto, l’esiguità
del nostro schieramento, i tamponamenti delle falle ed i
logoranti contrattacchi locali condotti da reparti non
organicamente inquadrati, le forti perdite di personale, armi e
materiali e le carenze logistiche indussero Soddu ad
intraprendere un ripiegamento generale, che fu completato il 3
dicembre fra cruenti combattimenti di contenimento.
Da parte greca c'era euforia; superiori numericamente, con la
possibilità di avvicendare in linea i reparti più provati,
sostenuti da una migliore organizzazione logistica, supportati
dalla popolazione locale delle regioni confinanti e galvanizzati
dai successi ottenuti, continuarono ad avanzare anche se
contrastati localmente da decisi contrattacchi.
Si ritenne necessario l’invio
di altre unità per cercare di arginare questa controffensiva
Greca risultata vincente.
In questo scenario di
rafforzamento delle linee
la divisione alpina Cuneense,
comandata dal Gen. Alberto Ferrero,
sbarcò in Albania il 14 dicembre 1940 e fu proprio grazie al suo
pronto impiego che venne sventato il pericolo di un aggiramento
dell’11a Armata nella valle dell'Osum
Il clima intanto non concedeva tregue: le
intense ed incessanti piogge avevano reso le zone pianeggianti
del fondo valle e le rotabili un mare di fango, mentre nelle
posizioni elevate imperversavano violente bufere e prolungate
nevicate. Il fango, in particolare, esercitava un'influenza
straordinariamente ostile sulle operazioni, perché impediva i
rifornimenti e gli sgomberi, per cui molti feriti morivano per
l'impossibilità di essere ricoverati in ospedale, inghiottiva
parte delle salmerie e causava anche vittime umane.
Ancora una volta, come successe sul Fronte
Occidentale, il tempo si accaniva sui combattenti. La campagna
si protrasse ancora, con alterne fasi di successo sino alla
decisiva offensiva italiana. Durante questa campagna, che per la
difficoltà del terreno e le aspre battaglia spesso contro forze
preponderatamente più consistenti, la Divisione Cuneense seppe
mostrare il suo valore e tra le sue fila ebbero modo di
distinguersi per l’eroico comportamento i Battaglioni Pieve di
Teco e Mondovì
La
Cuneense seppe difendere con tenacia nei giorni 21 e 24 dicembre 1940
sul Faqja Gurit, e respinse
gli attacchi dei greci, mentre era attestata a quota 1.620 e
1.655, con la esigua perdita di 26 soldati, tra cui il sergente
Annibale Pagliarin,
che fu poi decorato di Medaglia d'Oro alla Memoria.
L’11 marzo del 1941 la Divisione passa al
comando del suo mitico Gen. Emilio Battisti.
L’impiego della Cuneense nei
Balcani termina con la conquista di Dibra.
l 22 aprile 1941, la resa senza condizioni di tutte le forze
armate greche venne offerta al gen. Geloso, ed il «cessate il
fuoco» venne firmato a notte inoltrata dai plenipotenziari
ellenici ed italo‑tedeschi. Le operazioni italiane terminarono
con l'occupazione di Corfù il 28 e delle isole di Cefalonia,
Zante ed Itaca il 30 aprile.
La Divisione Cuneense venne rimpatriata nel maggio 1941.
|