IL
FRONTE OCCIDENTALE
Il fronte italo-francese si estende per un’ampiezza di oltre 300
km, dal Monte Bianco per le Alpi occidentali, fino al mare, a
Ventimiglia.
Le Alpi Occidentali rappresentano la zona più elevata, severa
ed impervia, del sistema alpino; l'altitudine media, pur
decrescendo da nord a sud verso il mare, si mantiene sempre
assai elevata: dai 3.000 metri delle Alpi Graie ai 2.000 metri
delle Alpi Marittime.
Lungo la frontiera e, in particolare, in prossimità dei valichi
alpini, la Francia poteva contare su un formidabile sistema
fortificato costituito da uno schieramento continuo di opere in
calcestruzzo per armi automatiche ed artiglierie, costituenti la
cosiddetta "Maginot alpina", che si disponeva in profondità su
più linee.
La consistenza delle truppe francesi del settore, l’Armée des
Alpes (l'Armata delle Alpi) al comando del generale René-Henri
Orly, non superava i 200.000 uomini e contava, oltre due
divisioni di fanteria e una alpina, i battaglioni alpini da
fortezza (Bataillons Alpins de Forteresse), i battaglioni di
Cacciatori Alpini (Bataillons Chasseurs Alpins) ed un reggimento
coloniale senegalese (Tirailleurs Sénégalaises), e, nelle zone
di frontiera, i S.E.S. (Sections Eclaireurs Skieurs) ovvero i
plotoni esploratori sciatori ciascuno formato da 35-40 uomini
reclutati in zona.
Da parte italiana erano schierati i Corpi d'armata I, IV ed
Alpino, inquadrati nella 4a Armata (generale Guzzoni),
e il II, III e XV Corpo d’Armata, appartenenti alla 1a Armata
(generale Pintor); tutte queste unità formavano il Gruppo Armate
Ovest al comando di S.A.R. il Principe ereditario Umberto di
Savoia; nel complesso 12.600 ufficiali e 300.000 sottufficiali e
truppa.
La battaglia delle
Alpi Occidentali iniziò
il 12 giugno 1940,
quando i francesi attaccarono a sorpresa una posizione italiana
sulle Alpi e bombardarono all'alba del 14 giugno le zone
industriali di Genova e
di Savona.
Questa battaglia fu caratterizzata per la brevità delle
operazioni e per l'armistizio con la Francia che
fu firmato il 24 giugno 1940.
La Cuneense è schierata nel settore Po-Maira-Stura, proprie zone
di reclutamento. Le posizioni di schieramento dei suoi due
reggimenti vanno dall'alta Val Varaita, ovvero dalle testate dei
valloni di Pontechianale e di Bellino, fino alla Valle Maira a
Sautron. Mussolini, prevedendo la vicina resa della Francia, non
voleva rimanere fuori da eventuali spartizioni di territori
conquistati ordina, il 15 giugno 1940 al maresciallo Badoglio,
di dare corso il giorno 18 alle operazioni offensive. Badoglio
in un primo tempo si oppone facendo presente che le unità
italiane erano predisposte per la difesa e che ci sarebbero
voluti almeno una ventina di giorni per attuare la sua
conversione da difensivo a offensivo dell’apparato militare.
Fece anche notare allo stesso Mussolini un si tale attacco alla
nazione francese ormai prossima alla resa, a nulla sarebbe
servito dal punto di vista militare e che semmai, tale azione,
avrebbe potuto diventare una macchia sull’onore dell'Esercito e
dell’Italia. Ciò che ottenne Badoglio fu solamente una
sospensiva che poi si rivelò di soli pochi giorni, infatti il
20 giugno riceve l'ordine di iniziare l'attacco il giorno
successivo. Fortunatamente Badoglio, prevedendo che le sue
parole poco avrebbero inciso sulla possibilità che Mussolini
ritornasse sulle proprie decisioni, aveva dato inizio alle
operazioni, che nella fretta furono caotiche e convulse, che
erano indispensabili per procedere all'offensiva.
In quei giorni impreviste e abbondanti nevicate fuori stagione
e il forte gelo conseguente, rendono pesante l'azione dei
reparti italiani. Vi saranno molti casi di congelamento.
Nonostante i rifornimenti siano fortemente ostacolati, gli
alpini riescono a incidere in vari punti la linea nemica dal
monte Bianco alle Alpi marittime.
La Cuneense, su diverse colonne, il 24 che raggiunge la Montagne
de Cristillan, la Combe Bremond, Maurin e la Blachière assumendo
il controllo dell'alta valle dell'Ubaye, gli alpini si
infiltrano oltre il colle della Gippiera, arrivano al Lac
Premier.
Non sono rari i casi in cui gli alpini italiani e i militari
francesi si ritrovano figli delle stesse montagne e
fraternizzano. Un caso, come quello che avvenne a combattimenti
in corso, sul confine della Valle Stura di Demonte. Ci è
tramandato dall’alpino Giacomo Lombardi, all’epoca colonnello
Capo Ufficio Operazioni della 1° Armata, che lo narra nel suo
libro"Pipe e Soldati".
… "Specie le truppe alpine avevano dimostrato uno spiccato
spirito umanitario che lasciava trasparire la bontà dell'anima
del montanaro ed il tradizionale senso di solidarietà tra le
popolazioni alpine dei due versanti, legate da tanti eventi
storici e dalle comuni usanze.
Nell'alta Valle Stura era accaduto un fatto significativo che
confermava tale stato d'animo. Un nostro reparto di alpini
uscito da un colle di alta quota, ebbe per compito la conquista
di un'altura dominante una conca cosparsa di piccoli laghi. Il
reparto protetto da un fitto nebbione avanzò indisturbato fino a
raggiungere un laghetto, dove prese posizione per passare alla
formazione di attacco. Sennonché, diradandosi la nebbia, risultò
vulnerabile alle offese dei francesi che dominavano con le armi
automatiche tutta la conca. Gli alpini aprirono subito il fuoco
controbattuti con efficacia dai difensori. La situazione
appariva veramente insostenibile e ne sarebbe derivata una
carneficina se, da parte francese, non fosse sorta come per
incanto una bandiera bianca. Venne sospeso il fuoco ed un gruppo
di uomini si avvicinò al laghetto. Vi era un medico, un
ufficiale ed alcuni "poilu" dai grossi baffi spioventi. Parlò
l'ufficiale e disse: "Siete in una posizione senza scampo e noi
potremmo fulminarvi tutti in pochi istanti. Abbiamo visto che
potreste essere nostri figli e abbiamo compassione di voi e dei
vostri parenti. Lasciate le armi, andatevene, nessuno vi farà
male. I feriti li medicheremo noi".
Il 16 giugno i francesi richiesero le condizioni per poter porre
fine alle ostilità. Il 22 giugno la delegazione francese firmò
l'armistizio con i
tedeschi, mentre il 17 giugno iniziarono a Roma le
trattative per l'analogo documento italo-francese.
Le condizioni imposte prevedevano che il territorio francese che
era stato raggiunto dalle truppe italiane dovesse rimanere sotto
il controllo del Regno d'Italia, mentre la fascia di territorio
francese fino a 50 chilometri in linea d'aria a partire dal
nuovo confine doveva essere smilitarizzata, per tutta la durata
del conflitto con il Regno
Unito.
Alle 19:15, ora italiana, del 24 giugno il generale Huntziger e
il maresciallo Badoglio firmarono
l'armistizio. A partire dalle 19:35 scattò la conta delle sei
ore allo scadere delle quali dovevano cessare il fuoco.
Le operazioni di guerra sul fronte occidentale delle Alpi
cessarono conseguentemente all'1:35 del 25 giugno1940.
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