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LA NOSTRA

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Dopo l'abbandono della Caserma era iniziato un lento decadimento che per anni non ha fatto che  disgregare l'antica e imponente costruzione. Come tutte le cose abbandonate, si assisteva anche ad un opera di vandalismo che accelerava quello che il tempo inesorabilmente avrebbe già contribuito a distruggere.

Sono state molte le persone che nell'arco degli anni bui della nostra Trevisan si sono recati a Bra per rivedere i luoghi dove avevano trascorso quel periodo di servizio militare che era stata la loro "iniziazione" all'orgoglio che li avrebbe accompagnati per tutta la vita nell'essere Alpini.

Purtroppo queste persone hanno avuto la brutta sorpresa di vedere distrutti, assieme ai locali ed i muri, anche i  ricordi.

Difficilmente chi non ha avuto l'esperienza di aver fatto il servizio militare riuscirà a comprendere quanto la vista di un decadimento dei luoghi, testimoni di una esperienza così importante della gioventù, possano essere importanti per una persona.

La naja, così la si chiamava quando tale servizio era obbligatorio, è stata per molti qualcosa di unico e di speciale.

Sembra impossibile oggi il pensare che tantissimi giovani si allontanavano da casa e dal loro luogo di origine per la prima volta proprio per espletare il loro dovere costituzionale. Molti ragazzi impararono addirittura a leggere e a scrivere in tale periodo.

La famosa frase di Totò: "Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo", se per molti era solamente una battuta del famoso comico, per altri era una verità.

Il distacco dalla famiglia e la prima esperienza di vita personale distante da casa era dunque il primo atto per divenire adulti e cittadini. Imparare ad esprimersi in italiano e non nel proprio dialetto è stata per molti, più di quanto si possa pensare, la prima forma di sentirsi parte di un qualcosa di più grande. Servire questa "cosa" in armi sanciva in molti casi la presa di coscienza dell'essere italiani e non solamente piemontesi, friulani,  napoletani, bergamaschi o tante volte solamente dei tanti piccoli paesi in cui vivevano e nei quali si identificavano con esclusione.

In moltissimi casi il servizio militare diventava la presa di coscienza dell'esistenza di una società e l'ingresso in essa quali persone adulte.

Dunque tale periodo, per i tanti ragazzi di allora, diveniva una tappa importante, se non fondamentale, della loro vita. La disciplina tanto disprezzata vista con l'occhio del ragazzo diventava una scuola di vita che, una volta adulti veniva capita e vissuta con altri occhi e furono in molti che l'apprezzarono a distanza di tempo per ciò che aveva loro insegnato.

Tutto ciò è vissuto intimamente e indelebilmente legato ai luoghi che tale memoria porta in primo piano. Veder un cortile distrutto, invaso dalle erbacce o dai detriti diventa un vero e proprio dispiacere. Come detto più volte, è come vedere distrutti nello stesso modo i nostri ricordi.

Questo vuol dire che una caserma in decadimento non centra nulla, come alcuni possono pensare, che si sia malati di militarismo.

Siamo sì malati, ma di ricordi di gioventù e di ciò che tale periodo è stato nell'accompagnarci a diventare adulti e, in molti casi, uomini.

Se calcoliamo che almeno 100.000 giovani sono passati dal C.A.R. di Bra, non resta difficile pensare che sono stati molti a voler ritornare, anche a parecchi anni dal congedo, per rivedere i luoghi della naja e alcuni di loro hanno anche immortalato lo stato precario in cui si trovava la caserma Trevisan.

Qui di seguito riportiamo alcune foto scattate da questi "nostalgici visitatori" , non tutte saranno perfette, ma rendono comunque bene l'idea dello stato in cui si trovava la caserma.

 

   
     

 

 


 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento 08 gennaio 2015