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Gli alpini hanno avuto origine nel 1872, quando il giovane Regno
d'Italia deve affrontare il problema della difesa dei nuovi
confini terrestri acquisiti dopo la guerra del 1866 contro
l'Austria. Nel 1871 un giovane Ufficiale del Corpo di Stato
Maggiore, Giuseppe Domenico Perrucchetti, appassionato di
montagna e studioso di storia militare, prepara un'originale
memoria nella quale sostiene l'idea di attuare la difesa del
confine alpino con soldati nati in montagna e imperniando la
prima resistenza sulla frontiera alpina. Anzi, il Perrucchetti
precisa, che ogni vallata deve essere difesa dal valligiani di
quella zona, ottimi conoscitori delle, difficoltà del terreno
montano e del clima e sicuramente decisi a difendere il proprio
focolare domestico e le tradizioni montanare. Il saggio del
Perrucchetti, accolto freddamente da alcuni esperti militari,
riscuote l'apprezzamento del Ministero della Guerra dell'epoca,
Generale Cesare Ricotti Magnard, che si convince della bontà
dello studio del giovane Capitano e lo approva nell'attesa del
momento propizio per inserirlo nel processo di riforma
dell'Esercito. Poiché la creazione del nuovo Corpo impone la
preparazione di un'apposita Legge da discutersi in Parlamento,
con il pericolo di andare incontro ad un insuccesso a causa
delle ristrettezze di Bilancio, il Generale Ricotti, per evitare
l'ostacolo della Camera, ricorre ad un astuto espediente:
inserisce negli allegati del Regio Decreto n. 1056 del 15
ottobre 1872 - che sanciva il riordinamento dei distretti
militari - la costituzione di 15 nuove "compagnie permanenti" da
reclutare su base regionale. Il privilegio di costituire i primi
reparti alpini tocca alla classe del 1852. Nascono così gli
alpini, camuffati da distrettuali, fra le pieghe di un Decreto
firmato da Vittorio Emanuele II, ma con già sulle spalle, sin
dai primi giorni, uno zaino pesante di compiti e di
responsabilità. Nel settembre del 1873 le 15 compagnie sono
portate a 24 e ripartite in "7 reparti alpini" ciascuno al
comando di un Ufficiale superiore. Le unità alpine, in
considerazione del valore strategico dell'arco alpino,
continuano a crescere: nel 1877 sono costituite le piume cinque
batterie da montagna. Nel 1882, decennale della nascita degli
alpini, vengono costituiti i primi 6 reggimenti alpini mentre
nel 1887 nasce a Torino il 1° Reggimento di artiglieria da
montagna armato con pezzi da 75 mm. Nello stesso anno, il primo
agosto 1887, in virtù del Regio Decreto del 10 luglio 1887, che
stabilisce il nuovo organico del Corpo degli alpini, si
costituisce a Conegliano Veneto il 7° Reggimento alpini. E'
opportuno ricordare che, quale segno distintivo della
specialità, il 7 giugno del 1883 sono concesse agli alpini le
"fiamme verdi". Nel 1902, nell'intento di ricercare un
assestamento organico più rispondente alla concezione operativa
del momento, nasce la necessità di riunire i reparti alpini alle
dipendenze di gruppi (a livello di Brigata). A tale tesi si
contrappone quella rivolta a sostenere che i reparti alpini, per
sfruttare al meglio il terreno compartimentato delle vallate
alpine, devono essere organizzati in piccoli nuclei e muniti
della più ampia libertà di manovra. Spetta al validissimo
Colonnello Cantore, il primo ottobre del 1909, costituire l'8°
Reggimento alpini con i reparti provenienti dai gloriosi
Reggimenti, 1° 2° e 7°.
Nel 1910 i Gruppi alpini prendono il nome di Brigate,
denominazione che è mantenuta sino al 1916. Durante il Primo
Conflitto Mondiale, i reparti alpini operano a volte autonomi e
a volte riuniti occasionalmente in Gruppi alpini, formati di un
numero variabile di battaglioni (secondo l'ampiezza del settore)
appartenenti a diversi Reggimenti e contraddistinti da una
lettera dell'alfabeto. Soltanto fra la fine del 1917 ed il marzo
del 1918 i Gruppi alpini sono costituiti organicamente con tre
battaglioni alpini, due compagnie mitraglieri, un gruppo
d'artiglieria da montagna, un reparto cannoncini. 1 Gruppi
raggiungono gradatamente il numero di 20 ed agiscono spesso
isolatamente ma a volte anche inquadrati in unità superiori, i
Raggruppamenti, per assolvere compiti operativi. All'inizio
della Prima Guerra Mondiale è costituita la 5ª Divisione alpina
(che comprendeva anche unità non alpine) che operava nella
Regione Alta Val Camonica - Alta Valtellina - Passo del Tonale -
Adamello. Verso la fine del durissimo conflitto si costituiscono
altre tre Divisioni di 44 penne nere", la 52ª, la 75ª e 1'80ª su
due raggruppamenti ciascuna. Si ritiene doveroso ricordare il
generoso sacrificio dell'eroica 52ª Divisione alpina, immolatasi
sull'Ortigara nel giugno 1917 unicamente a moltissimi soldati
d'altre valorose unità. Al termine della Grande Guerra
all'Esercito viene data una struttura di pace, di conseguenza, i
Gruppi alpini vengono sciolti ed i Reggimenti, disciolti nel
periodo 1915-1916 per ragioni operative, vengono ricostituiti.
Nel 1919, a smobilitazione iniziata, sono create le Brigate
alpine sostituite nel 1920 da tre Divisioni alpine. Con il
Decreto del 7 gennaio 1923, che dispone la definitiva adozione
dell'Ordinamento di pace, i Comandi di Divisione vengono a sua
volta sostituiti da tre Comandi di Raggruppamento alpino
ciascuno formato da tre Reggimenti alpini e da un Reggimento di
artiglieria da montagna. Nel processo di riforma delle Forze
Annate del 1926 le truppe alpine vengono inquadrate da Brigate
alpine (quattro dal 1933). In occasione del nuovo Ordinamento
dato all'Esercito con la Legge del undici ottobre del 1934, i
Comandi di Brigata vengono trasformati in Comandi Superiori
alpini. Successivamente con Decreto del 31 ottobre 1935, allo
scopo di "dare un migliore assetto organico alla specialità
alpina creata per operare in alta montagna e assicurare
l'inviolabilità delle nostre frontiere alpine" i quattro Comandi
Superiori alpini vengono sostituiti, nel periodo 1935-1943, con
le Divisioni alpine:
-
1ª Taurinense
-
2ª Tridentina
-
3ª Julia
-
4ª Cuneense
-
5ª Val Pusteria
-
6ª Alpi Graie
In seguito all'armistizio dell'otto settembre 1943, che lascia
le Grandi Unità senza alcuna direttiva, abbandonate nella
tormenta, in completo caos, molti reparti alpini in Italia e
all'estero reagiscono alle minacce tedesche. Nel 1945, al
termine della Seconda Guerra Mondiale, la costituzione delle
Grandi Unità alpine è ostacolata dal Trattato di pace non ancora
firmato e dalla precaria situazione economica e sociale del
nostro Paese stremato da una guerra durissima combattuta anche
sul territorio nazionale. Con la firma del Trattato di pace,
avvenuto a Parigi il 10 febbraio 1947 e con l'adesione
dell'Italia alla N.A.T.O. (4 aprile 1949), il nostro Paese può
iniziare a riorganizzare e potenziare le sue Forze Armate. In
tale quadro, nel periodo 1949-1953, vengono costituite 5 Brigate
alpine:
-
1ª Taurinense
-
2ª Tridentina
-
3ª Julia
-
4ª Orobica
-
5ª Cadore
Le nuove Brigate alpine inquadrano i ricostituiti Reggimenti
ricchi d'altissime tradizioni e di gloria (il 1°, 3°, 9°, 11°
Reggimento alpini e il 4° Reggimento artiglieria da montagna non
ripresero vita). La struttura delle Grandi Unità alpine rimane
invariata sino al 1975. All'inizio del 1975, le truppe alpine,
nell'ambito della ristrutturazione dell'Esercito (adeguare le
sue dimensioni alle effettive possibilità) devono procedere allo
scioglimento dei Reggimenti e alla riduzione d'alcuni supporti
tattici e logistici. La nuova unità elementare (Brigata alpina)
uscita dalla ristrutturazione, sebbene impoverita da tradizioni
secolari, è, in ogni modo, uno strumento moderno, agile,
particolarmente idoneo alla manovra e al passo con le esigenze
richieste sul campo di battaglia. I battaglioni e i Gruppi già
in, forza ai Reggimenti passano alle dirette dipendenze della
Brigata alpina d'appartenenza. Questa è in grado di impiegare in
presa diretta un certo numero di pedine d'armi diverse (alpini,
artiglieri da montagna, genieri, trasmettitori, nuclei
logistici) con una spiccata autonomia logistica che le consente
di operare - ove necessario - anche isolata, a tutto vantaggio
delle possibilità di manovra. Nel 1991-1993, allo scopo di
elevare l'efficienza operativa dell'Esercito alla luce dei
rapidi e profondi cambiamenti verificatesi sullo scenario
europeo, riprendono vita i Reggimenti. I nuovi Reggimenti, nati
dalla necessità d'ammodernamento dello strumento militare,
ridiventano così i depositari del patrimonio delle tradizioni
dei vecchi Reggimenti e i centri propulsori dell'attività
addestrativa e logistica.
Brano tratto dal volume "Reggimenti delle truppe Alpine"
Di Mario Rizza, La Rosa Editrice
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