Potrebbe essere il titolo di un film di azione, ma per noi è il
compimento di un desiderio voluto con determinazione e
pienamente compreso e sostenuto dai nostri interlocutori.
Il 25 Aprile 2014 si è infatti materializzato tale desiderio
con l’inaugurazione del nuovo pennone nel cortile della ex
Caserma Trevisan a Bra.
Tale manifestazione era inserita nella giornata che celebrava la
fine della guerra e il ritorno alla libertà e alla normalità
tanto agognata e attesa. Gli Alpini stessi sono stati parte
attiva nella liberazione del nostro Paese, infatti, dopo l’8
settembre, in molti hanno ripreso le armi partecipando
attivamente, e in alcune situazioni in modo determinante, alla
riconquista della libertà. Dunque una manifestazione alpina
inserita a pieno titolo in questa giornata celebrativa.
La giornata è iniziata con la Santa Messa presso la chiesa di San
Matteo, quindi con deposizione di corone di alloro
alle lapidi che ricordano chi ha sacrificato la vita durante la
Guerra di Liberazione
e
poi lo sfilamento con ulteriore deposizione di
corona presso il Centro Polifunzionale Arpino (ex Caserma
Cavalli) ed infine, imboccata la vecchia porta carraia, si è
entrati nel cortile dell’ex Caserma Trevisan dove un buon numero
di alpini erano in attesa dell’evento tanto agognato.
Molti
non hanno voluto mancare all’evento,
nonostante la giornata celebrativa della Liberazione fosse
foriera di tante altre manifestazioni in ogni luogo d’Italia, e
di conseguenza molti Gruppi dl’A.N.A. erano già impegnati da tempo,
Alla
presenza delle autorità civili e militari (Polizia di Stato,
Guardia di Finanza, Carabinieri),
e delle molte associazioni d’arma rappresentate oltre all’A.N.A.
con i vessilli della Sezione di Cuneo e di Asti e ai vari Gagliardetti di Gruppi
provenienti da altre regioni, erano presenti anche singoli alpini che
non hanno voluto
mancare a questa bella occasione;
grandi assenti, purtroppo, gli Alpini in armi.
La nostra missione
che era iniziata nel 2011 con la richiesta ufficiale
al Comune di Bra del salvataggio del Pennone, che
la ristrutturazione in corso
aveva destinato
all’abbattimento,
era giunta alla fine con esito positivo. La nostra
intenzione di mantenerlo a perenne
memoria delle migliaia di alpini che
erano transitati tra quelle mura
era stata soddisfatta.
La memoria, di cui gli alpini hanno certamente il culto, non
poteva cadere nell’oblio.
L’abbattimento di quel Pennone equivaleva, per molti di noi,
alla cancellazione di una memoria collettiva inaccettabile. Da
tutto ciò prendeva spunto la nostra richiesta.
Quelle mura, che portavano il primitivo nome di Umberto
I, nel 1882 diedero
i natali al 2° Reggimento Alpini, divennero Scuola Ufficiali di
Artiglieria e, a guerra finita, cambiando il nome in Trevisan
ospitò il C.A.R. del 2° Reggimento Alpini dal 1950 al 1975
quando fu dismessa.
L’Amministrazione Comunale aveva ben compreso sia il nostro
desiderio che i sentimenti che lo avevano generato. Aveva capito
quanto poteva essere triste, per chi a Bra aveva conosciuto il
proprio battesimo alpino, il veder cancellato l’unico reperto
rimasto di tale memoria e che il sentimento per
quel Pennone si estendeva ai muri di quelle caserme e ne
valicava i confini per estendersi a
quella città e ai suoi
abitanti che, durante la loro giovinezza, e perché no, al quel
senso di smarrimento che la loro nuova condizione generava,
aveva saputo accoglierli rendendo il distacco dalle famiglie
meno pesante.
Iniziò così un connubio di tre soggetti: l’Amministrazione
Comunale, il nostro “Secondo Sessantasei” e il Gruppo A.N.A. di
Bra. Tutti e tre perseguivano lo stesso obiettivo e ognuno, per la
propria parte, metteva il massimo impegno per raggiungerlo. Finalmente, il 25 aprile, l’ultimo atto di tale costante volontà
di intenti sfociava nell’inaugurazione di quel Pennone che
resterà ad imperitura memoria di ciò che Bra e le sue caserme
sono state per centinaia di migliaia di giovani.
Faceva effetto ritornare in quel cortile e vedere tanti cappelli
con quella penna nera che svettava su di essi. Sembrava di
essere tornati indietro di ben 48 anni, quando i ragazzi del 2°
scaglione del 1966 varcavarono il portone del C.A.R. e
calpestarono per la prima volta quel cortile polveroso.
Certo le cose erano cambiate da allora, ma l’emozione no,
era molto simile a quella di allora. Al centro del cortile, a
ridosso di quelle che erano le camerate dell’allora Compagnia
Saluzzo, svettava il nuovo Pennone. Il basamento era più
contenuto rispetto all'originale, ma lo striscione tricolore ne
celava ancora la vera forma. La cerimonia ufficiale iniziava con
l’introduzione della Signora Sindaco Bruna Sibille seguita
dall’ingegner Guido Gaia Consigliere e progettista del nuovo
Pennone e del Presidente del Consiglio Comunale Dottor Fabio Bailo, direttore dell’Istituto Storico di Bra, che ripercorreva
la storia dell’ex Caserma Trevisan.
Tutti quanti hanno ringraziato coloro che li hanno spronati
costantemente nel raggiungere il risultato della salvaguardia
del Pennone e della vocazione alpina della città, riconoscendo
questo ruolo al “Secondo Sessantasei”. Anno ringraziato altresì
il Gruppo A.N.A. di Bra
che con il lavoro e l’impegno di cui sono soliti dare
dimostrazione, hanno reso possibile giungere in tempo al giorno
dell’inaugurazione con tutti i lavori compiuti. Va subito detto
che l’Amministrazione Comunale ha voluto dare un ulteriore
contributo alla giornata inaugurando
anche il Percorso delle Caserme. Infatti ha affiso targhe e
cartelloni esplicativi nelle vecchie ex caserme e siti militari di Bra, una volta
chiamate - ‘l quartè – (il quartiere militare). Tali siti oggi recuperati e
adibiti a innumerevoli servizi per la comunità
cittadina,
sono un esempio di recupero e utilizzo di edilizia ex militare che ha
pochi eguali su tutto il territorio del Paese. Certamente un
vanto per la Citta di Bra.
La cerimonia proseguiva con il dono e la benedizione di una
Bandiera, affidata alle mani di Nino Terreno da parte del
Secondo Sessantasei, che verrà usata per le occasioni ufficiali e
conservata nella locale sede del Gruppo A.N.A. di Bra.
La scoperta del nuovo Pennone ci faceva scoprire un manufatto
bello ed elegante nella sua fattura. Certamente vanto per il suo
progettista, ingegner Gaia, dal quale traspariva l’impegno
riposto nella sua progettazione nella consapevolezza del valore
simbolico che lo stesso avrebbe acquisito.
Un basamento in cemento circondato da un gradino in pietra nel
quale sono inseriti due faretti per l’illuminazione notturna
sormontato da una lamiera in acciaio, appositamente modellata
nella quale erano traforati,
con tecnologia laser, il fregio degli
alpini e lo stemma della città. Su questo basamento svettava
nella sua lunghezza il vecchio pennone appositamente restaurato
dopo lungo forzato riposo. Sul basamento in cemento era posto in
rilievo il vecchio motto del 1939 del 2° Reggimento Alpini: “ Alpium Custos” (custode delle alpi) suggerito dal Secondo
Sessantasei, tra gli ultimi scaglioni di leva che lo misero in
pratica sulle cime dell’Alto Adige
negli anni del terrorismo separatista.
Il momento
dell’alzabandiera si avvicinava.
Erano molte le persone che avevano voluto essere presenti in
questa occasione, ma ciò che più ha colpito i presenti, era il
fatto che
era giunto da Brescia un ex caporale istruttore, Gian Paolo Cazzago, che aveva fatto l’ultimo ammaina nel 1975 quando la
caserma, cesso la sua attività di addestramento delle reclute. Presente anche il Colonnello in congedo Giuseppe
Albanese all’epoca Comandante della Compagnia Aosta. Purtroppo
era assente per precedenti impegni, l’allora Comandante della
caserma, Colonnello in congedo Giorgio Burdese, che ha voluto
comunque esprimere la propria presenza spirituale.
A questo punto veniva chiesto a Gian Paolo di eseguire
l’alzabandiera rimarcando la continuità dello spirito che aveva
portato a raggiungere l’ambito traguardo della salvaguardia del
Pennone. Non senza stupore ed emozione, accettava il compito
assegnatogli, che per lui è stato un grande onore. Abbiamo voluto
che esprimesse per iscritto
le
emozioni del momento alle quali abbiamo
dedicato un
apposito spazio.
Il momento cardine della cerimonia, l’alzabandiera sul nuovo
Pennone, iniziava tra le note dell’Inno Italiano prontamente
cantato dai presenti e seguito dalle struggenti note del
silenzio. Molti di noi hanno avuto un momento di commozione
chiudendo gli occhi e ritornando con la mente a quelle sentite
molti anni prima echeggiare durante la notte fra le mura di
quella caserma.
Prima delle foto di rito ha preso la parola Gianni Parodi, che
a nome del Secondo Sessantasei, ha voluto esprimere, oltre i
ringraziamenti di rito, le profonde motivazioni che avevano
spinto ad intraprendere quella missione che all’inizio sembrava
a tutti irraggiungibile, ma che la sensibilità
dell’Amministrazione Comunale aveva reso possibile. Ha anche
voluto ringraziare a nome di quei centomila giovani che
in quel cortile
avevano
marciato iniziando un’avventura che li avrebbe
accompagnati a divenire adulti e ad acquisire lo spirito
alpino che non li avrebbe
più
abbandonati
per tutta la vita.
Sul muro, dietro il Pennone, è stata apposta
dall’Amministrazione Comunale una targa a perenne ricordo della
giornata della sua inaugurazione.
Finita la cerimonia, dopo le immancabili foto ricordo della
giornata, veniva offerto, dal fantastico Gruppo A.N.A. di Bra,
un rinfresco per tutti coloro che avevano voluto partecipare
alla bella cerimonia.
A
questo punto il Secondo Sessantasei, come di consueto, si
apprestava a dare seguito alla giornata con il pranzo di rito
classico dei nostri incontri. In un Agriturismo, Cascina Monchiero, posta sulle ridenti colline che sovrastano la città
di Bra dava seguito alla parte godereccia della giornata che
ovviamente vedeva partecipi anche coloro che erano giunti da
lontano, accompagnati dalle loro signore,
per essere presenti
all’inaugurazione. Le fervide menti di Gianni Parodi ed Ernesto
Vigo,
hanno donato
alcune
scatolette di Mental, appositamente
fatte personalizzare
come avviene nelle grandi occasioni dei raduni,
a ricordo della
giornata.
La giornata procedeva in un clima di allegria sul filo dei
ricordi che comuni ai tanti presenti ci riportavano indietro di
molti anni quando giovani ragazzi, si apprestavamo a compiere il
proprio dovere. Un
dovere che ci ostiniamo ritenere ancora oggi, con l’abolizione della
leva, essere una grave mancanza nella crescita equilibrata nei
valori e negli insegnamenti che non possono e non devono mancare
nella formazione di un buon cittadino.
Il commosso saluto con persone che se anche sino allora sconosciute
sembravano sempre essere state presenti nei nostri incontri,
concludeva con il ritorno verso le nostre case una giornata
indimenticabile.
Questo dunque l’ultimo atto di una missione proposta, cercata e
voluta
con determinazione che aveva come obiettivo il
avere
un simbolo
che potesse perpetuare i nostri ricordi nel tempo.
In questo modo si è creato in quel cortile un luogo divenuto il
tempio del ricordo del nostro passato e al tempo stesso
dell’impegno di un presente a dimostrazione di quanto ci ha
saputo dare nella nostra formazione il servizio svolto a favore
del Paese.
Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che con una foto,
uno scritto o con un semplice gesto di simpatia e di assenso, ci
hanno spronato a non mollare e, nella migliore tradizione
alpina, a tenere la posizione sino alla fine, ovvero sino a quando la
nostra bella Bandiera ha ripreso a garrire su quel cortile dove
sembrava riecheggiare quel grido
mai tradito:
- Lo Giuro! – e in
quella accogliente città rimasti parte determinante
nel percorso della nostra vita.
GRAZIE A TUTTI I RAGAZZI DI ALLORA E AGLI UOMINI DI OGGI
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