Data: 9 ottobre 2013
Nella notte del 9 ottobre 1963 un’enorme massa di roccia,
del volume di 260 milioni di metri cubi, si stacca dal versante
settentrionale di monte Toc, al confine tra Veneto e Friuli Venezia
Giulia e piomba rapidamente nel sottostante bacino idroelettrico
artificiale che raccoglie le acque del torrente Vajont.
L'onda di acqua e melma che scese nella valle sottostante
era alta oltre 100 metri e, correndo velocissima, preceduta da una
violentissima onda d’urto, distrusse tutto quello che trovava davanti,
radendo al suolo interi abitati e lasciandosi dietro una lunga scia di
morti. Si contarono circa 2.000 vittime. Nell’opera di soccorso,
l’Esercito italiano svolse un ruolo di primaria importanza dimostrando
piena disponibilità al servizio della Nazione. Tra i primi soccorritori
giunse la brigata alpina “Cadore” che intervenne con una presenza media
di 2014 unità di varie armi e specialità. Fino al 17 novembre si
alternarono, in totale, 3.488 militari – giovani militari di leva,
Ufficiali e Sottufficiali per 38 giorni scavarono tra il fango anche a
mani nude per estrarre le vittime. Alle operazioni di soccorso, guidate
dal Comandante del IV Corpo d’Armata, Generale Carlo Ciglieri, oltre
agli alpini del 7° Reggimento parteciparono centinaia di paracadutisti,
fanti, artiglieri genieri, trasmettitori, cavalieri ed elicotteristi il
cui spirito di sacrificio ed impegno desteranno la commozione di tutto
il Paese ed il plauso delle massime cariche istituzionali, tanto che le
bandiere del 7° reggimento alpini e del 6° artiglieria da montagna
vennero decorate con la Medaglia d’Oro al valor Civile. |
Data: 7 ottobre 2013
La città di Udine ha salutato, venerdì scorso, in piazza
Primo Maggio, gli alpini della Julia rientrati, nei giorni scorsi,
dall'Afghanistan, dove hanno operato nell’ambito della missione ISAF
(International Security Assistance Force).
La cerimonia è stata un momento per ricordare la tragedia
di Lampedusa e tutti i caduti in operazione.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Claudio
Graziano, nel suo intervento, ha rivolto un commosso pensiero “ai caduti
in terra afghana che, con supremo coraggio e senso del dovere hanno
tenuto fede al giuramento, fino all’estremo sacrificio” e sentimenti di
vicinanza a tutte le famiglie “che hanno conosciuto la tragedia della
perdita di un congiunto nell’assolvimento del dovere”.
Il Generale ha poi indirizzato parole di “riconoscenza e
affetto a quanti sono rimasti feriti in operazione e portano, ogni
giorno, impresso nella carne, il proprio attaccamento al dovere”.
In piazza Primo Maggio, tra le autorità, erano presenti
il presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora
Serracchiani, i presidenti delle provincie di Udine, Pordenone, Gorizia,
Trieste, Belluno, il sindaco della città di Udine, Furio Honsell, la
professoressa Del Din, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e il Presidente
dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Faviero, a testimonianza
del forte legame tra le Istituzioni e l’Esercito, e, in particolare, tra
le autorità locali e la brigata Julia.
“Il nostro Paese, scegliendo di partecipare alle missioni
di sicurezza, dal Libano alla Somalia, al Mozambico, ai Balcani, ha
voluto partecipare alla costruzione di un contesto di pace e sicurezza
internazionale.
Senza sicurezza non ci può essere sviluppo”, ha detto il
capo di Stato Maggiore dell’Esercito e rivolgendosi poi al generale di
brigata Ignazio Gamba, comandante della Julia, ha espresso apprezzamento
per i risultati conseguiti in Afghanistan, rimarcando quanto “gli sforzi
sinora prodotti, nella non facile opera di stabilizzazione e
ricostruzione dell’Afghanistan, stiano dando i loro frutti”, ha
proseguito il generale, “il contributo italiano alla missione denominata
Resolute Support, dopo il 2014, si concentrerà principalmente
nell’ambito della Security Force Assistance”.
Alla cerimonia hanno partecipato i genitori del Capitano
Massimo Ranzani, Mario e Ione Bruschetta, caduto in Afghanistan nel
2011; la Signora Daniela Mura, moglie del Caporal Maggiore Capo Luca
Sanna, caduto in Afghanistan nel 2011; il padre del Primo Caporal
Maggiore Matteo Miotto, Signor Francesco, caduto in Afghanistan nel
2010; i genitori del Caporal Maggiore Giovanni Bruno, caduto in
Afghanistan nel 2004.
Tra i caduti della Julia, in terra afghana, il Caporal
Maggiore Scelto Francesco Vannozzi, il Caporal Maggiore Scelto Gianmarco
Manca, il Caporal Maggiore Scelto Sebastiano Ville, il Primo Caporal
Maggiore Marco Pedone, il Maggiore Giuseppe La Rosa caduto, lo scorso 3
agosto, durante il mandato della Julia.
Schierati nel cuore della provincia friulana, che ospita
il Comando Brigata alpina Julia, il Gonfalone del Comune di Udine,
decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare e le bandiere di guerra del
7° e 8° reggimento alpini, del 2° reggimento genio guastatori e del 5°
reggimento Aviazione dell’Esercito e il Labaro nazionale
dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA).
Nel corso dell’evento il capo di stato maggiore
dell’Esercito ha conferito la Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito
al Capitano Salvatore Toscano e al Capitano Filomeno Mattia Schettino.
In questo momento storico, il contributo del Paese alle
principali missioni internazionali è di particolare valenza.
In Libano, il Comando delle Forze di Pace è affidato a un
Generale dell’Esercito italiano, Paolo Serra e, lo stesso, in Kosovo, al
Generale Salvatore Farina, Comandante della missione KFOR.
Per il comando della brigata alpina Julia, una delle
Unità di punta dell’Esercito italiano, è stata la terza missione fuori
area, la terza in Afghanistan, da quando, nel 1993, partecipò alla
missione in Mozambico, denominata “ONUMOZ”, di cui assunse la
responsabilità del contingente italiano, sostituendo la brigata
Taurinense.
La missione in Mozambico, di cui quest’anno si celebra il
ventennale, rappresenta la prima operazione fuori area della brigata
alpina Julia dal secondo dopoguerra. |