Sono stato
quello che viene comunemente definito un "Alpino da
cortile" nel senso che il mio lavoro sotto le armi, che
ho svolto interamente (tranne una breve parentesi di un
paio di mesi alla Caserma San Rocco di Cuneo per il
Corso Graduati Istruttori di CAR) a Bra, in provincia di
Cuneo nella caserma Trevisan, consisteva nel dare i
primi rudimenti di vita militare alle reclute che
arrivavano "da borghesi" con il loro valigino in mano
per poi accompagnarli, dopo il Corso primario della
durata di un paio di mesi, ai loro Reggimenti di
destinazione, per lo più dislocati sulle Alpi, dove
avrebbero "affinato" il loro addestramento e quindi
sarebbero diventati operativi.
Non c'è ombra di dubbio che il Servizio Militare è stato
per me il miglior periodo della mia vita, il mio lavoro
mi piaceva moltissimo, e il vedere come ragazzi del
tutto inesperti e sprovveduti di vita militare
diventavano a poco poco soldati preparati e veri Alpini,
era per me una fonte continua di soddisfazione e di
conferma che assolvevo bene il mio compito che talvolta
non era poi "così facile" come poteva sembrare.
Ma non è di questo che vi voglio parlare anche se avrei
diecine di episodi, esperienze, eventi di ogni tipo e
genere che ho vissuto nella mia divisa di Caporale
Istruttore con tanto di cordone verde sulla spalla
sinistra!
L'ultima sera, quella del Congedo, quella del silenzio
fuori ordinanza suonato per noi schierati sull'attenti
nel piazzale della Caserma dal trombettiere Pettigat è
stata quella che mi ha fatto capire, forse anche con un
briciolo di incredulo stupore, quanto io e i miei
"colleghi" istruttori della Compagnia Saluzzo (nappina
verde) Baggini, Boero, Parodi, Piovesan e Terreno
fossimo "importanti" per le "nostre" reclute,
cosa questa che è stata per me una rivelazione
sconvolgente e indimenticabile!
Era tradizione infatti che, dopo avere ascoltato il
silenzio fuori ordinanza, gli istruttori, che il mattino
dopo non sarebbero più stati tali e sarebbero andati via
per sempre dalla Caserma, andassero su nelle camerate a
salutare i nostri ragazzi...
Anche io sono tornato su e ho cominciato branda per
branda, a salutare e augurare Buona Naja e Buona notte a
ciascuno dei componenti della mia squadra... e lì è
avvenuto quello che francamente mai mi sarei aspettato
che avvenisse.... molti ragazzi si sono commossi e si
sono messi a piangere dal dispiacere che io, il giorno
dopo, me ne sarei andato... che li avrei lasciati "soli"
(cosa assolutamente non vera, ma questo era quello che
sentivano).
Non riuscivo a rendermi conto di questa reazione...
eppure le lacrime erano vere.... i ringraziamenti per
tutto quello che avevo fatto per loro erano genuini e
sinceri... d'altro canto, non mi pareva poi di aver
fatto alcunché di eccezionale tale da giustificare
queste lacrime.... e poi... eravamo insieme da soli 2
mesi....come era possibile che si fossero così
affezionati a me?
Siccome stavo per commuovermi anche io... ho affrettato
al massimo i miei saluti e sono sceso di corsa nel
piazzale della Caserma, portando con me, con quelle
lacrime così sincere,vere e disinteressate forse il mio
più bel ricordo della mia Naja.
Ciao a tutti
Ernesto |