Partire |
24 anni da compiere. Una situazione di corso di studi a dir poco … “incagliata. Il 21 gennaio 1966 accompagno, da Albenga alla stazione ferroviaria di Savona, mio fratello Corrado (20 anni appena compiuti) che parte per iniziare il suo servizio di leva ai “Lupi di Toscana” di stanza a Scandicci, presso Firenze. Che emozione, che commozione, vederlo partire! Io, studente universitario di Ingegneria, presento, qualche settimana dopo, a febbraio, come ogni anno, la mia consueta domanda di rinvio per motivi di studio. Senonchè, stavolta, sbaglio qualcosa e il successivo 19 maggio (proprio il giorno del mio 24esimo compleanno) ricevo la fatidica “cartolina precetto” che mi intima di presentarmi alla caserma Trevisan di Bra il giorno 12 giugno. Si potrebbe fare, forse, qualcosa, per recuperare l’errore fatto? Forse sì, ma decido, d’accordo con i miei genitori, di, comunque, partire. Lo sgomento, comunque, e il sentimento dominante: non so nemmeno dov’è Bra, non ci sono mai stato, non so che cosa ci sia, là, mi dicono Alpini, a me, di tradizione famigliare di marinai: un nonno (materno) capo-calafato ai Cantieri Baglietto di Varazze dal 1897 al 1922, amico del fondatore dei cantieri, l’altro (paterno) con 7 (diconsi SETTE !) anni di naja in marina dal 1913 al 1920. Tutti e due con la Grande Guerra sul groppone, e moglie e figli a casa, ad aspettarli con il cuore stretto stretto per la paura di non vederli tornare. AIUTOOOOO!!!!!! Si parte: mio padre (pover’uomo, agricoltore, con tutti e due i figli contemporaneamente sotto le armi) mi accompagna in auto (la nostra ansimante Fiat ‘500 ”giardiniera”) a Bra, il 12 giugno. Arriviamo davanti alla stazione ferroviaria, chiediamo della caserma (le altre reclute, giunte regolarmente, erano già arrivate qualche settimana prima) e, a quel punto, chiedo a mio padre di salutarci lì. A piedi, mogio mogio, mi avvio verso la Trevisan. Percorro quelle poche centinaia di metri e raggiungo il Corpo di Guardia (ingresso principale) con la mia cartolina di chiamata in mano. Mi riceve e la ritira un pezzo di marcantonio di sergente (Tonetti, mi pare si chiamasse) che mi apostrofa subito con quattro urlacci: a questo punto la mia disperazione rasenta l’acme. La mia convinzione di essere precipitato nel punto più basso della mia esistenza si fa completa. Ma …… MIRACOLO!!! Lì, a qualche metro, nel cortile, intravvedo un volto, anche se molto diverso da come lo conoscevo, noto : un giovane del mio paese, Campochiesa d’Albenga, Mario Della Valle, coetaneo e compagno di avventure giovanili, di mio fratello, che sapevo partito qualche settimana prima, ma non sapevo per dove. Preavvisato, durante uno dei rari (altro che cellulari!!) contatti telefonici, da suo padre, del mio arrivo, mi stava aspettando, ed era venuto ad accogliermi. La prima luce nella tenebra della mia disperazione. Mi prende sotto l’ala della sua esperienza della situazione (lui, ben più giovane e … meno navigato, della vita, di me) accompagnandomi ed assistendomi alle varie soste e “rituali” di inserimento in quell’universo alieno : il corredo, la vestizione, la camerata, la branda, il cubo, la mensa, la sveglia, l’adunata, ecc. . Con lui (da qualche anno scomparso, prematuramente), inizia a Bra, negli Alpini, la mia “rinascita”: mi ha aiutato ad introdurmi in quel mondo altrimenti paradossale alla luce del “borghese”, e a capirlo. Ma poi tanti altri hanno seguito, e qui voglio ricordare (non posso citare tutti i commilitoni) solo le “emergenze” : il capitano Anderi, il sottotenente Biletta, il maresciallo Liaci, il c.m. Carrea, ……… Tutti costoro, e quel mondo, le situazioni vissute e le persone incontrate durante quei 14 mesi hanno impresso alla mia vita una svolta radicale, e in senso fortemente positivo. Non voglio tediare oltre il lettore: dirò solo che sono arrivato a Bra senza sapere chi fossi e che cosa fare della mia vita (sitazione non certo delle migliori, a 24 anni), e ne sono andato via, 14 mesi dopo, con piena consapevolezza di me stesso e delle mie risorse, con un progetto di vita che, ancora oggi, è operante, e determina o accompagna, in positivo, ogni mia azione. E allora, GRAZIE, NAJA, GRAZIE, AMICI, GRAZIE, FRATELLI !!!!
Grazie, Alpini !!!!!!! Gianni. |