Era la naia quando…
andavi alla visita di leva…tutti nudi in fila per uno;
ricevevi quella cartolina grigia che ti spediva lontano;
salivi sul treno con nello zainetto un cambio di
biancheria e pochi soldi, lasciando la morosa e la mamma
in lacrime.
Era la naia quando…
giungevi in una caserma: quattro mura, tre camerate, due
camere di punizione, un refettorio, una scuderia con i
muli; nelle camerate le brande erano a castello e
bisognava fare il cubo; nelle camerate c’erano le
rastrelliere con i fucili e quelle stufe a legna che
facevano più fumo che caldo; se non squadravi bene il
cubo o non tenevi l’arma pulita ti trovavi in tabella;
di notte ti “sbrandavano” o ti facevano il dentifricio;
nelle camerate c’erano il caporale di giornata e i due
piantoni che con l’aiuto di qualche..”servizio interno”
facevano le pulizie e tiravano la cera; ogni giorno, i
liberi da servizi con i conducenti facevano “brusca e
striglia" con i muli messi a cerchio ed al centro il
graduato con la tabella che dava gli ordini “battere le
striglie! pulire le brusche”; ogni notte il silenzio era
rotto dal rumore degli zoccoli dei muli che battevano
sulla massicciata delle scuderie.
Era la naia quando…
dalla sveglia al silenzio, dall’adunata al rancio, dalla
libera uscita al contrappello era un continuo suonar di
tromba prima del “disco” c’erano i trombettieri, quelli
veri, con le trombe vere: quelli che all’inizio non
sapevano cosa fosse una tromba ed alla fine andavano in
congedo con “Nini Rosso” suonando il silenzio fuori
ordinanza, quelli che all’inizio non andavano a casa
finché non riuscivano ad emettere una nota e soffiavano
dentro quell’arnese, chiusi nei cessi, e finalmente, con
due labbra gonfie andavano in licenza orgogliosi di
essere “trombettieri”; la tromba chiamava i puniti e ti
mandavano a pulire le pignatte mentre gli altri andavano
in libera uscita; la tromba chiamava la corvè “la corvè,
la corvè, di più stupide non ce n’è”, e ti trovavi a
scopare quelle foglie che il vento ti portava via;
Era la naia quando…
ti trovavi di servizio a fare la guardia alla porta o
alle scuderie, il piantone o il picchetto, la corvè in
caserma o quella in cucina e non andavi in libera
uscita; i nonni ti facevano fare la “pincia Teresa” e i
salti di rana, ed i superiori ti dicevano “stai punito
coglione"; c’era la consegna e la C P S la C P R e la
mora che non era una ragazza con i capelli neri, ma una
trattenuta sulla decade e c’erano le camere di punizione
2mt.x3 con un tavolaccio ed una coperta; ti toglievano
i lacci delle scarpe e la cintura ed uscivi dalla cella
solo accompagnato dalla guardia per fare i tuoi bisogni
o per la mezzora di “aria ai puniti”.
Era la naia quando…
alla sera c’era la coda ai telefoni per dire “mamma qua
i son tutti matti si dorme poco e se mangia male mi
fanno male i piedi”; per andare in libera uscita ti
controllavano i capelli ed il cappello, la divisa e le
scarpe e se il cappello era“tirato” o la penna un po’
lunga dovevi fare dietro front; c’erano i “limiti di
presidio” non potevi tenere l’auto e allora si faceva
autostop; c’era la “ronda" che entrava nei bar e tutti
scattavano sull’attenti;
Era la naia quando …
dopo la sveglia si faceva la “ginnastica con il disco” o
la “reazione fisica” ..tutti a correre dietro ad uno
scalmanato; i chiedenti visita facevano la coda quando
c’era da andare in marcia, ma dopo la visita dello Sten
medico si ritrovavano quasi tutti dietro la coda del
mulo o a fare ”servizio interno”. Il sabato e la
domenica mattina il parlatorio si riempiva di mamme e di
morose e chiedevi il “permesso visita parenti”; la
domenica mattina il cappellano celebrava la Messa con
l’altare nel piazzale della caserma e chi non intendeva
assistere faceva addestramento formale; ogni 10 giorni,
puntualmente, ti davano la paga e la “decade” arrivava
anche al campo quando il maresciallo del contante
giungeva con l’A.R. bella pulita all’accampamento e si
piazzava in mezzo al prato con sgabello e tavolino; quel
giorno arrivava anche la posta ed era motivo di festa
per molti; ti accontentavi di poco, tanto che riuscivi a
spedire a casa un po’ dei soldi della decade.. (quando
mai )
Era la naia quando…
c’erano il sarto , il calzolaio , il sellaio , il
barbiere, il lavandaio; il sarto faceva del suo meglio
per trasformare una drop taglia 54 in una 50 e spesso ci
riusciva; il calzolaio ti faceva diventar nuovi i tuoi
Vibram con un po’ di colla e quattro chiodi; il sellaio
era costantemente alle prese con i basti da adattare ai
muli ed inventava intrugli miracolosi per renderli più
morbidi: Il barbiere sapeva sempre tutto di tutti e
quando partiva con quel rasoio elettrico infernale
sembrava dovesse tosare muli; c’era infine il lavandaio
ed i sacchetti con la roba da lavare diventavano una
lotteria e comunque gli indumenti ti venivano restituiti
sempre più stretti e con meno bottoni .
Era la naia quando …
c’erano le scuole di tiro quella primaverile e quella
autunnale e c’erano le escursioni quelle estive e quelle
invernali; partivi a maggio bello e pulito e ritornavi a
luglio sporco e “ sbranato”, con la barba e la penna più
lunga; partivi a maggio per la scuola di tiro con gli
obici da 105/14 e con le campagnole TTO che non erano
Operose contadinotte Tutte Tette; quelle AR 51 /59
sembravano muli a quattro ruote perché arrivavano
dappertutto; radiofonisti, telefonisti, tavolettisti,
puntatori 40/C 48-61/C ad ognuno un incarico ben
preciso e tutti agli ordini di Sua Maestà Obice da
105/14; i tavolettisti ( specialisti al tiro) nella
tenda del Posto Comando ricevevano “l’allungate,
accorciate, a destra, a sinistra, 400, 200, 100: ed ai
puntatori direzione, alzo, sito, fuoco!!! E l’obice
bello ed elegante danzava facendo volar via il
mascheramento, e saltava sulle ruote ad ogni colpo
assieme ai puntatori.
Era la naia quando …
terminata la scuola di tiro, Sua Maestà si scomponeva e
si faceva portare in trionfo alle escursioni in dodici
pezzi ed entravano in scena loro, i migliori, quegli
alpini a quattro zampe che non si scomponevano a
caricarsi quei dodici pezzi, silenziosamente, senza fare
una piega; il più grande si prendeva il tubo obice, il
più basso il blocco di culatta, il più esperto la culla
inferiore, il più robusto si caricava le ruote e così
via con la slitta manicotto, gli scudi; c’erano i muli
della squadra comando, quelli più “fighetti”, con in
testa il più bello con il basto zappatori, e poi quello
che si dava tante arie perché portava la Browning, e gli
altri che facevano tanta scena con quelle casse mezze
vuote; c’erano i muli delle salmerie, in fondo a tutti,
quelli più dimenticati, quelli più semplici e modesti
che si adattavano a portare di tutto, che non si
incazzavano mai se non come “la Lenta”, quando c’era da
imbastarsi, ma poi trotterellavano disinvolti con quei
carichi scomodi e sbilenchi come le balle di fieno e
paglia, o quei pesantissimi sacchi di avena, o con
quella cucina someggiabile che tanto rumore di mestoli e
pignatte faceva; quante volte, durante i campi
invernali, in quella cucina someggiabile abbiamo messo
la neve portata con i teli tenda per cucinare la pasta,
e quanto era buona la pasta …agli aghi di pino; quante
volte invece abbiamo consumato i “viveri K” e c’era chi
si mangiava anche la “meta” e la trovava un po’ amara.
Era la naia quando…
c’erano i conducenti ed i serventi, i migliori, quelli
che dovevano levarsi per primi per imbastare e caricare
con la stupida (berretto norvegese) in bocca per non
parlare; quelli che erano autorizzati a smoccolare
quando serviva. C’erano gli altri, quelli che avevano
fatto il loro dovere alla scuola di tiro, quelli che
quando serviva sapevano dare una mano ai conducenti ed
ai serventi, anche loro con il loro bel zaino pieno
seguivano tirando un po’ la lingua. La sera, al campo,
vi mettevate tutti, senza distinzione d’incarichi e
gradi, attorno ad un falò ad asciugarvi e cantavate: Sul
ponte di Perati o di Bassano, quando saremo fora della
Val Sugana…; qualcuno preferiva scrivere la lettera alla
morosa e poi tutti a dormire vi infilavate dentro le
tende di squadra fatte con i teli tenda ed i
clarinetti... pensando alla marcia del giorno dopo;
Era la naia quando …..
si faceva la sveglia alle quattro per poter imbastare e
caricare ed il caposquadra era il primo ad uscire dalla
tenda a canile per andare alla cucina someggiabile, dove
c’era un po’ di luce ed un po’ di caldo, a prendere il
latte caldo per tutti; si faceva la sveglia alle quattro
ed era un casino vestirsi al buio con quei ghettoni che
spesso mettevi alla rovescia, sgonfiare il materassino
già sgonfio, disfare la tenda a canile recuperando il
tuo telo tenda ed i clarinetti e fare il rotolino ed
affardellare lo zaino con i laccioli ben arrotolati, ma
eravate tutti pronti quando arrivava il caposquadra con
due gavette piene di latte caldo e quattro pagnotte e vi
diceva “mangif svelch che gli alter je sà pronc..”;(mangiate
veloci che gli altri sono già pronti).
Era la naia quando…
quella lunga colonna fatta di alpini a due e quattro
zampe silenziosamente si muoveva facendo sentire solo
rumore di zoccoli; avanti a tutti quelli della “difesa
vicina” quindi, in testa alla colonna, il C.te di
batteria e dietro a lui, come un serpentone, la sq.
Comando, le due sq. pezzi, le salmerie ed in coda il
Serg.te di batteria con il Sten medico e l’aiutante di
sanità, il veterinario, il S.U. maniscalco. Ad ogni ora
circa di cammino il Comandante dava l’ordine “Alt zaini
a terra” e la voce rimbalzava di squadra in squadra e
quando giungeva in coda vedevi il sottocomandante
risalire la colonna con il medico, il veterinario ed il
maniscalco per controllare uomini e muli e riferire al
comandante; ad ogni sosta i conducenti aggiustavano il
sottopancia e controllavano la braga ed il pettorale, i
serventi aggiustavano i carichi mentre i muli si
scaricavano alla loro maniera, “l’alt della pisciata”.
Era la naia quando…
camminavi per ore ed ore, sotto il sole cocente, sotto
la pioggia scrosciante, con il gelo che ti entrava fin
sotto i paraorecchie del tuo berretto norvegese o con il
vento che a folate ti faceva chiudere gli occhi e
masticare polvere;camminavi dietro la coda del mulo e
quando il sentiero rampava sentivi gridare “tirare il
pettorale! allentare la braga” mentre tu tiravi la
lingua e ti attaccavi alla coda ...; camminavi dietro la
coda del mulo e durante i trasferimenti notturni il capo
squadra teneva una lanterna; tu camminavi come un automa
e ti capitava di prender sonno continuando a camminare
finché ti svegliavi con la testa sul culo del mulo.
Era la naia quando...
ogni giorno, dopo aver macinato una trentina di km
giungevi finalmente alla “base”, un casolare, una malga
di alta montagna, un gruppo di masi e lì, in una radura
vicino al torrente, si piantava l’accampamento
all’arrivo della "tappa” eravate tutti stanchi, ma
occorreva lavorare ancora prima che suonasse il rancio;
i cucinieri, scaricate le salmerie, si apprestavano a
cucinare il rancio; gli uomini della Comando piantavano
l’asta per la bandiera e piazzavano la Browning dietro
ad essa col vivo di volata verso il cielo come a far da
guardia; i serventi scaricavano i materiali e,
ricomposti gli obici, li mettevano “in batteria” uno a
sinistra e l’altro a destra dell’asta bandiera anch’essi
col vivo di volata alle stelle; i conducenti, dopo
averli sbastati, portavano i muli all’abbeveratoio
campale mentre il veterinario controllava le spellature
e le fiaccature ed il maniscalco la ferratura; dopo
l’abbeverata mettevano i muli a cerchio e gli davano la
“musetta” con l’avena, e poi finalmente al “filare” con
un po’ di fieno e paglia; sistemati i muli, il rancio
quasi pronto, il trombettiere chiamava l’adunata: vi
inquadravate di corsa ed in silenzio davanti all’asta
della bandiera, la squadra comando, il primo pezzo, il
secondo pezzo, le due salmerie; i capisquadra
controllavano gli uomini con il ruolino tascabile e dopo
i diversi attenti e riposo che accompagnavano la
presentazione della forza, il comandante dava l’attenti
per l’alza bandiera e tutti rigidi salutavate il
tricolore che saliva alto sul pennone accompagnato dai
tre squilli di tromba.
Era la naia quando...
C'era una volta un giovane Capitano che quella naia
aveva abbracciato infondendovi tutta la passione e
l'entusiasmo di cui era capace. C'erano una volta gli
Artiglieri della 35a btr del Gr. Vestone che quel
Capitano seguivano portando con loro la forza, la fede
ed il coraggio della loro giovinezza. C'erano una volta
i nostri amati muli che hanno condiviso con noi gioie e
fatiche, che hanno con noi spesso diviso una pagnotta ed
una gavetta, che con il loro passo hanno cadenzato il
nostro Inno trentatre passi al minuto. Artiglieri del
Vestone, fiocchetti rossi a due e quattro zampe,
Diacono-Ciondolo-Gavinana-Berina-Furetto-Lenta-Vortico-Catone
(il mulo bianco), adunata e zaini in spalla!! dal primo
uomo della squadra comando in ordine chiuso e a passo di
strada avaaanti!!, ritornerete a seguire quel giovane
Capitano, ritornerete a salire con lui innevati sentieri
incidendo nuove pagine di storia ...sulle nude rocce,
sui perenni ghiacciai...
Era la naia quando almeno una volta al giorno salutavi
la nostra bandiera mettendoti sull’attenti e portando la
mano alla visiera. Era la naia quando lo stesso gesto
veniva compiuto dai nostri padri e dai nostri nonni, in
tempo di pace come in guerra, in ogni luogo dove la
Patria ha chiamato.
Non è più la naia oggi che abbiamo l’Esercito di
“professionisti”
che non vanno più alla visita di leva;
che non ricevono più quella cartolina grigia;
che non partono più col treno;
che non dormono più nelle camerate con le brande a
castello e non fanno più il cubo;
che non fanno più la corvè caserma o cucina, ma hanno le
donne della ditta…;
che non fanno più la ginnastica del mattino;
che non devono abbeverare i muli;
che non fanno più brusca e striglia;
che non prendono più la decade ma lo stipendio e la
missione;
che non fanno più le escursioni estive ed invernali con
lo zaino di trenta chili;
che non mangiano più la pasta agli…aghi di pino;
che non si svegliano più alle quattro per partire alle
sei, ma hanno l’orario di servizio e lo straordinario ed
il riposo compensativo dopo i servizi.
Ritornerà ancora la naja? Forse.. quando si
accorgeranno quanto bene ha fatto alle generazioni
passate
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