Missione speciale |
Vi confermo ora, a distanza di 44 anni, che il Servizio Militare negli Alpini, che ho svolto nella Caserma Trevisan di Bra, Cuneo è stata una delle esperienze più belle della mia vita. All'epoca, quando ancora esisteva la leva obbligatoria, il Servizio Militare era considerato un evento assolutamente inutile, anzi dannoso. Una vera perdita di tempo per i giovani e, se possibile, da evitare a tutti i costi!! Ebbene amici io vi dico e ribadisco che l'attività di Caporale Istruttore degli Alpini mi è sempre piaciuta e ho sempre cercato di svolgerla nella maniera migliore, con grande entusiasmo, ricavandone poi, anche diversi anni dopo il Servizio Militare, soddisfazioni e riconoscimenti emozionanti. Diverse volte mi è successo, a Genova, una volta congedato, ritornato alla vita civile ed essermi sposato, di essere riconosciuto per la strada o al supermercato da giovani che si avvicinavano a me titubanti e imbarazzati e mi dicevano:" Scusi, ma lei…. È il Caporale Vigo? Io ho fatto il CAR a Bra, nella Compagnia Saluzzo…. La ricordo sempre…che piacere rincontrarla!" E giù a ricordare, reclute, fatti ed episodi che li avevano visti protagonisti insieme a me!! La tragedia vera era che io facevo finta di ricordare, ma in realtà non mi ricordavo affatto quello che mi raccontavano. Le rimembranze Braidesi finivano implacabilmente con la frase: "Se lo ricorda vero caporale?" e a tale domanda, non avendo il coraggio di dire la verità alla mia ex-recluta, ridevo, bofonchiavo, tossivo e assentivo col capo… Ma come avrei potuto ricordare? Alla Compagnia Saluzzo "transitavano" circa duemila reclute all'anno. Io con i miei colleghi istruttori comandavamo ed eravamo responsabili di una squadra costituita da una diecina di uomini….. No non potevo affatto ricordare…. Episodi analoghi sono accaduti più di una volta e ne è testimone mia moglie che era presente a questi imprevisti quanto graditi incontri nei supermercati. Se dopo anni le "mie" reclute si ricordavano ancora di me, voleva dire, o almeno questa è la mia convinzione, che avevo fatto bene il mio lavoro di istruttore nella Compagnia Saluzzo, alla Caserma Trevisan di Bra lasciando un buon ricordo di me e dei miei sistemi didattici, in certi casi anche piuttosto inconsueti, lo ammetto!! E' pur vero però che, quando finito il corso e dopo il giuramento, le "nostre" reclute erano diventate Alpini e noi istruttori dopo averli accompagnati ai Reggimenti di destinazione, in remote località sperdute sulle Alpi, ma di una solennità e di una bellezza sconvolgenti, dovevamo rientrare alla base a Bra…. Beh, un piccolo pezzo del nostro cuore rimaneva lassù, con i nostri ragazzi, su quelle vette maestose, immersi in una natura inimmaginabile e indescrivibile per noi Alpini "da cortile". Giova qui ricordare ai "non addetti ai lavori", che il corso di primo addestramento militare che si teneva nella caserma Trevisan di Bra, CN aveva una durata di circa 3 mesi. Poi c'era un mese di interciclo, di calma senza reclute (ma con tante "guardie") poi arrivava un altro contingente, e quindi addestramento di tre mesi poi di nuovo 1 mese di interciclo e così via. Io ad esempio ero del 2° scaglione 1966 e ho addestrato le reclute del 3° scaglione 66 e quindi quelle del 1° e 2° scaglione del 1967 dopodiché, io e i miei colleghi siamo andati in congedo nell'Agosto 1967. Accidenti se ho divagato, scusatemi tanto e ritorniamo alla mia unica missione svolta. Dovete sapere che il Corpo degli Alpini, quando esisteva ancora la leva obbligatoria, aveva alcune sue proprie ed esclusive peculiarità: la prima era che il reclutamento Alpino veniva fatto su base regionale e non come succedeva nell'esercito, su base nazionale. Ciò in pratica voleva dire che nella Compagnia Saluzzo arrivavano reclute solo dai Distretti Militari dalla Liguria, Piemonte e Lombardia. Logicamente, tra le reclute si instaurava praticamente da subito uno spirito di amicizia e di solidarietà dovuti al fatto di provenire dalla stessa regione e spesso addirittura dalla stessa città, spirito che poi si sarebbe rinforzato e rinsaldato man mano che il Servizio Militare andava avanti. L'altra peculiarità del corpo degli Alpini era quella che non venivano accettati uomini con la fedina penale sporca. Chi era pregiudicato nisba, l'alpino non lo poteva fare. Alle reclute con precedenti penali venivano restituiti i loro abiti civili con i quali erano arrivati a Bra e venivano immediatamente allontanati dalla Trevisan e trasferiti in altre caserme dell'Esercito Italiano (della Buffa come la chiamavamo noi) disseminate un po’ dappertutto in tutta Italia. Mi ricordo che era appena arrivato uno scaglione di reclute e dopo un paio di giorni arrivò in caserma un fonogramma dei Carabinieri che avvisava il Comando di Compagnia che un ragazzo che faceva parte di quel contingente era un pregiudicato e per di più era anche un tipo che spesso e volentieri andava fuori di testa… Probabilmente perché io ero uno degli istruttori più anziano (avevo 26 anni) della Compagnia, mi è stato affidato l'incarico di scortare il ragazzo nientepopòdimeno che a Messina dove esisteva un Reggimento di disciplina dell'Esercito Italiano e dove il nostro soggetto avrebbe trovato pane per i suoi denti. Per evitare problemi, avevo in custodia io i documenti e il portafoglio del soggetto nonché la famosa "bassa" di passaggio che attestava il trasferimento del nostro da Bra a Messina che dovevo consegnare in fureria al mio arrivo in Sicilia nella caserma di destinazione. Avete idea di che cosa significa fare un viaggio in treno, da Bra, provincia di Cuneo fino a Messina su una vettura di III classe, una di quelle tutte di legno, promossa immeritatamente a vettura di II classe dopo che la III era stata ufficialmente abolita dalle Ferrovie dello Stato nel 1956? La durata è stata pari al tempo che oggi s'impiega in volo da Milano a Sidney con un Boeing 747. Una delle cose positive di questo viaggio allucinante, è stata che durante questo lunghissimo e lentissimo trasferimento (ve l'ho già detto che noi militari di truppa non potevamo prendere né rapidi né direttissimi ma solo diretti e accelerati?) ho avuto la possibilità di parlare e quindi di conoscere meglio il "losco figuro" e ho trovato in lui una persona simpatica, dalla mente prontissima e attenta e solo gli occhi, talvolta, quando la discussione si infervorava di più, sprigionavano bagliori inquietanti. Arrivati finalmente a Messina, ho accompagnato il nostro personaggio in caserma, ho consegnato in fureria la bassa di passaggio e sono uscito bel bello per visitare Messina…… Ovviamente vestivo la mia divisa da Alpino con tanto di cappello , penna nera e nappina verde e mentre passeggiavo per la strada principale, mi sono reso conto che un Alpino a Messina era come dire un Sommergibilista a Cividale del Friuli……. Le persone mi adocchiavano, poi si davano di gomito tra loro mentre ii bambini, più disinibiti dei genitori, ridevano e gridavano: " Iiiiiiih guarda la pinna…la pinna nera"…… Il giorno dopo ripresi il treno per tornare a Bra, ma mi concessi un paio di giorni a Roma, a casa di una mia zia dove mi riposai e mi rimpinzai di bucatini all'Amatriciana…. Rientrai alla Caserma Trevisan che era notte fonda….ormai ero un "vecio" vicino al congedo e certi orari me li potevo permettere…. Al mattino dopo, all'adunata per l'alzabandiera ero lì, sull'attenti, e mentre guardavo il tricolore che saliva sulla sommità del pennone, nel cielo azzurro di Bra accompagnato dai rituali squilli di tromba, mi sentivo felice e soddisfatto di essere un Alpino e di aver portato a termine la mia missione speciale.
Ernesto Vigo |