Ottobre 1966
partenza per la NAJA ,destinazione: CAR alpino a S.
Rocco, Cuneo. Dopo due mesi di addestramento, marciare
inquadrati, imparare a salutare militarmente, ecc.... e
aver fatto il Giuramento, (mentre nevicava). L' 8
dicembre, incolonnato con gli altri commilitoni alle 4
di mattina salimmo sulla tradotta che ci avrebbe portato
ai Reggimenti di destinazione. Dopo svariate soste, noi
ultimi rimasti arrivammo alle 20 di sera a
VIPITENO-STERZING a 15 km. dal Passo Brennero. Scesi dal
treno ed inquadrati dal caporale istruttore che ci aveva
accompagnati ci avviammo verso la caserma De Caroli al
GRUPPO SONDRIO, (il cui motto era) SOTA LA BOCA DE FOCH
UL NI DE L'AQUILA.
Aggregato alla 52° batteria detta "LA DURA". Incarico:"
conducente jeep col pelo".
Mi ricordo che appeso sopra l'entrata della camerata
c'era un quadro con raffigurato un artigliere che
portava sulla schiena un mulo someggiato. I primi tempi
furono duri: anziani molto rudi, freddo, disciplinare
muli che vedevo per la prima volta.
Abituati alla vita borghese tutto ci sembrava
insormontabile. Poi l'amicizia fatta con "le sorelle di
naja" del III° 66; piano piano tutto ci sembrò più
abbordabile.
Durante la vita militare si fanno amicizie che
difficilmente si dimenticano.
D'annoiarci neanche l'ombra perchè tra marce
d'addestramento per il campo invernale con zaino
affardellato (20 kg.), accudire i muli, spalare neve nel
cortile della caserma...... non ne avevamo il tempo.
Poi; campo invernale, con scavalcamenti di passi alpini,
quando, durante le marce sostavamo per il rancio, i
viveri che portavamo nello zaino: pane, marmellata,
cioccolato..... era tutto congelato.
La notte si sostava nei fienili e si dormiva in coppia
per poter avere più coperte per coprirci e con calzati
gli scarponi ai piedi per non trovarceli al risveglio
congelati.
Anche questa "BUFERA" ebbe termine. Al ritorno in
caserma con la sigaretta accesa feci una tacca nella
penna del cappello alpino, era la dimostrazione che
colui che portava quel cappello era un "buferato"; altra
bufera era il campo estivo. Sia il cappello che la penna
d 'allora li custodisco gelosamente.
A giugno mi diedero il baffo di caporale, dopo alcuni
mesi quelli di Caporal Maggiore diventando caposquadra
salmerie. Capii anche che per comandare bisogna prima di
tutto obbedire. Ed essendo il periodo degli attentati
dinamitardi in Alto Adige feci 40 giorni di O.P. (ordine
pubblico) ad oltre 2000 mt. di altezza al Passo Vizze.
Poi licenza indi altro O.P. come capo casello lungo la
ferrovia del Brennero. In tutta la naja feci solo due
licenze.
E finalmente arrivò il sospirato congedo a dicembre 67.
Volendo raccontare tutti gli aneddoti najoni mi ci
vorrebbero un infinità di pagine.
Sorridendo mi sovviene alla mente; la mia sorella di
naja che volendo provare certi brividi, si strappava i
bottoni della patta per poi farseli riattaccare, senza
levarsi i pantaloni,dalla sarta che avevamo, insieme al
marito, in caserma; noi sbirciavamo dalla finestra e ci
sbellicavamo dalle risa, beata gioventù.
Mi ricordo le frasi famose dei nostri superiori:
VAI VIA MERDICCHIA!!! - STAI PUNITO, E' CHIARO!!! -
ALL'OCCHIO IO TI STRONCO!!! - L'AVETE MANGIATO IL
POLLO??? ADESSO SCAGAZZATE LE PENNE.
Il tenere duro durante le lunghe marce di addestramento
per non farsi dire "oee te ciamet la mama" cioè il non
farcela più; anche se avevi i piedi piagati provocati
dagli scarponi e le calze ti si appiccicavano al sangue
delle piaghe.
Del II° 66,un mio "padre", mi ricordo che alla fine
della naja doveva farsi frate
Al momento della riunione fatta a noi congedanti del III°
66 facemmo dono ai nostri superiori di uno scritto da
noi elaborato intitolato "IL III° 66 SALUTA" da cui
estrapolo alcune frasi:
PARTIRE. Lasciare qualcosa e qualcuno.
Ognuno di noi nel corso della propria vita è stato
partecipe sia come protagonista che in veste di
spettatore alla scene di una qualsiasi partenza. Stasera
il III° 66 saluta perchè è prossimo alla sua......
14 mesi di NAJA, una lunga sosta, durante la quale il
sacrificio mette a dura prova le nostre capacità fisiche
e morali.........
Torneremo alla borghesia, percorrendo altre strade,
ognuno la sua, sul percorso della vita, forse ci
incontreremo di nuovo e anche se per poco tempo
troveremo senz'altro un momento per ricordare...........
Non ritenendo sufficiente l'espressione dei nostri volti
per la manifestazione della gioia e della commozione di
questo momento il III° 66 attraverso queste parole offre
ad un comune ascolto la voce del suo animo.
Il momento del ritrovarci noi del III° 66 del SONDRIO
l’abbiamo avuto 10 anni fa dopo 30 anni dalla NAJA, fu
un'emozione non da poco, stentavamo a riconoscersi poi
il :ti ricordi???? si sprecarono. I canti delle canzoni
di naja con il groppo alla gola.
Ora termino
salutando alpinamente tutti coloro che leggeranno queste
mie righe e magari anche a loro verà da dire: anch ' io
mi ricordo............
Il titolo del racconto è una frase scritta coi lustrini
su di una penna fuori ordinanza che mi ricordo, un
negozietto nelle vicinanze della caserma, mostrava in
vetrina.
Mario
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