Molte volte, qualche scettico,
ci pone alla stregua di pescatori e cacciatori dei quali è
luogo comune definirli “Pinocchi”. Tante volte si dice che
esageriamo nel ritenerci eroi e capaci di epiche imprese.
Bene, questo articolo apparso su Genova alpina, notiziario
della Sez. di Genova, dimostra proprio il contrario e, per
amore di verità, gli alpini sono i primi a essere critici e
tenere unicamente alla verità dei fatti.
La vera storia della conquista del forte Traversette
"LA PRIMA VITTIMA DI UNA GUERRA È LA VERITÀ". Sir Winston
Churchill
“Quando la storia
minuta di tutte le fasi della battaglia alpina potrà essere
compilata, l'occupazione del forte di Traversette vi
rifulgerà come uno dei più brillanti ed insieme audaci
episodi di tutti i tempi".
Iniziava così, con un tono
decisamente roboante, l'articolo apparso nel luglio 1940
sulla rivista TEMPO dal titolo "L'occupazione del forte di
Traversette" dedicato alla conquista del forte Traversette
dalle truppe italiane e corredato da una interessante serie
di fotografie a colori. Come tutti i regimi anche la
dittatura fascista fece uso della propaganda che,
reinventando la storia, propinava al popolo evidenti
insuccessi come grandi vittorie. La curiosità di verificare
i fatti realmente accaduti al colle de la Traversette nel
giugno 1940 mi ha spinto a scrivere questo articolo dove i
lettori troveranno sia il pezzo originale e le vicende
realmente accadute. Ma torniamo al nostro fantasioso
giornalista che proseguiva così:
“Perché audacia nient'altro che
audacia fu il potente strumento grazie al quale si riuscì ad
avere ragione di formidabili opere blindate, di
perfettissime armi piazzate in caverna, di nemici valorosi
decisi a tutto. E anche della montagna fu giocoforza vincere
le insidie, attaccandola per vie mai battute, percorrendola
sotto una bufera di neve. Il prezzo della vittoria era
l'audacia, e audaci come sempre, tenaci e pronti al
sacrificio furono i nostri alpini, i pennuti eroi della
montagna, le guardie di frontiera, i fanti, i genieri. Il
forte di Traversette posto sull' omonimo colle a poche
centinaia di metri oltre il valico del Piccolo San Bernardo
domina con il fuoco delle sue armi circa quaranta chilometri
di strada, i versanti della montagna, la valle dell'Isère,
la strada dell'Ospizio. Le fortificazioni sono ricavate
sulla nuda roccia, sui fianchi scoscesi dai quali il forte
si alza come un nido di aquile. I tecnici militari francesi
lo avevano giudicato imprendibile: uno dei tanti falsi
particolari sui quali si basava la loro sicumera e il loro
ironico « non si passa»
Negli antri del forte,
intanati al sicuro, ignari della caduta di Parigi, delle
sconfitte francesi, di tutto, sono una sessantina di
cacciatori delle Alpi comandati da un orgoglioso
sottotenente uscito fresco fresco da Saint-Cyr. Nessuno di
questi uomini crede possibile un deciso attacco italiano,
tutti pensano al massimo ad un'azione dimostrativa:
occorrerebbe essere pazzi per attaccare in quelle
condizioni.”
Il forte francese Redoute
Ruinée posto al colle di Traversette fu costruito alla fine
dell' '800 con la funzione di osservatorio e controllo della
strada che scende dal passo del Piccolo S. Bernardo con una
scarsa importanza militare tanto è vero che nei primi del
'900 fu oggetto di una simpatica serie di cartoline che lo
raffigurano sotto una straordinaria coltre di neve. La
guarnigione era entrata negli anni '30 nei progetti
fortificatori francesi dotandola di alcuni bunker per
mitragliatrice pesante e nel giugno del 40 disponeva di due
mortai Stoke residuati della Prima Guerra Mondiale, di una
vecchia mitragliatrice Hotchkiss e di sette fucili
mitragliatori (altro che "perfettissime armi piazzate in
caverna!). Al comando della guarnigione vi era il
sottotenente Desserteaux fresco di nomina dall'accademia di
Saint-Cyr.
“Eppure puntuali il 21
giugno all'alba i valorosi alpini, i tenaci
fanti, le guardie alla frontiera che hanno rivendicato
l'onore del combattimento, muovono all'assalto. La reazione
francese è rabbiosa: una grandine di fuoco cerca di
arrestare l'impeto degli italiani: le nude rocciose pareti
della montagna si trasformano in micidiali schegge
sotto i colpi del nemico che spara col cannone anche
contro un solo uomo. Mentre il battaglione Duca degli
Abruzzi attacca il forte de la Seigne, il battaglione Aosta
s'inerpica lungo i costoni del colle della
Traversette. La lotta diventa epica: gli alpini salgono
metodicamente, attraversano d'un balzo le zone
scoperte, si acquattano sotto le feritoie. Il forte è
tutta una vampa di fuoco, anche se oramai la lotta è
ravvicinata e i nemici si trovano quasi a
contatto. I Francesi si difendono rabbiosamente ma
gli alpini non mollano e rimangono aggrappati sotto il
forte.
Intanto all'alba del giorno
dopo nuclei motorizzati della divisione motorizzata Trieste
impiegando i
carri armati ad oltre 2000 metri, riescono a sfondare il
passaggio del San Bernardo, e incuranti del fuoco
concentrato dei fortini francesi si precipitano verso
il fondo valle, raggiungendo Seez,Saint-Foy, l'Isère ed
aggirando così l'intero sistema fortificatorio nemico. La
seconda e terza giornata furono durissime per i
rocciatori dell'Aosta aggrappati alla montagna e per i
fanti di rincalzo a causa di una violentissima bufera di
neve che li colse usciti all'attacco. I pericoli della
montagna furono in alcuni momenti superiori a quelli
preparati e rappresentati dal nemico. Ma i nostri
eroici soldati, dando prova di una tenacia e di una
resistenza pari alla loro audacia, meravigliosamente
resistettero al gelo ad al fuoco. L'armistizio trovò il
nemico vinto e nello stesso tempo ammirato. Il forte
di Traversette aveva per sempre cessato di minacciare le
valli italiane.”
A dare retta alla descrizione
del giornalista sembra che intorno al forte vi sia stata una
terribile battaglia con l'impiego di migliaia di soldati; le
cose furono ben diverse e i tentativi di forzare il valico
da parte di un reparto di bersaglieri del XXXII Battaglione
motociclisti e successivamente dai carri armati leggeri
della Divisione Littorio furono sventati in pochi ore. Più
interessante dal punto di vista militare l'azione degli
alpini del battaglione Aosta che con il favore della notte
si infiltrarono nella Combe Moulins e raggiungendo la
stazione inferiore della teleferica isolarono la ridotta dai
rifornimenti dal fondovalle. La nebbia e la neve fresca
ostacolarono i movimenti degli alpini chi si avvicinarono
fino a 300 metri dal Traversette. A questo punto, chissà
come, si sparse la voce che il forte era caduto e ci vollero
ore prima della smentita; ma la notizia, purtroppo, si era
diffusa anche a Roma.
L'armistizio in vigore dalle
ore 1,35 del 25 giugno, al contrario di quello che scrive
l'inverosimile corrispondente, trova il forte ancora
saldamente in mano ai francesi. Le ultime vicende del forte
sono ben descritte nel diario storico del sottotenente
Desserteaux: all'alba del 25 giugno due sparuti ufficiali
del 4 Reggimento alpini, sventolando una bandiera bianca,
chiesero un colloquio con il comandante e lo informarono
dell'avvenuto armistizio. In attesa di ricevere ordini
Desserteaux invitò gli ufficiali a colazione. A mezzogiorno
si presentò davanti all'entrata del forte anche il
colonnello Magliano e il tenente colonnello Spartaco Majoli;
a sera bussò alla porta anche il comandante del
battaglione Aosta.
Non sappiamo gli argomenti che
si trattarono nei locali del forte ma sicuramente vi fu
tempo per organizzare nei minimi dettagli il
passaggio di proprietà del forte Traversette: furono
chiamati i fotografi e perfino almeno due operatori
dell'Istituto Luce che ripresero i momenti salienti del
occupazione che avvenne il 2 luglio 1940. La propaganda e la
disinformazione compirono fino in fondo il loro dovere:
qualche giorno dopo il filmato Luce veniva proiettato
nelle sale cinematografiche: l'occupazione del Traversette,
così come la voleva il regime, poteva essere ammirata da
tutti gli italiani.
Lorenzo Santagata
Genova Alpina, Dicembre 2012
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